Record storico della pressione fiscale, 44%

Bortolussi: “la fedeltà fiscale delle nostre imprese è al top in Europa”

VENEZIA – Secondo il Def (Documento di Economia e Finanza) approvato nella primavera scorsa, quest’anno la pressione fiscale è destinata a toccare il livello record del 44%: la stessa soglia raggiunta nel 2012. Con un record di tasse che ci proietta ai vertici della classifica dei più tartassati d’Europa, le imprese italiane versano al fisco italiano  ben 110,4 miliardi di tasse all’anno. Nell’Ue, sottolinea l’Ufficio studi della CGIA, solo le aziende tedesche pagano in termini assoluti più delle nostre, anche se va ricordato che la Germania conta oltre 80 milioni di abitanti: 20 più dell’Italia.

Anni

Pressione fiscale

(% sul Pil)

1980

31,4

1981

31,1

1982

34,1

1983

36,3

1984

34,9

1985

34,6

1986

35,0

1987

35,4

1988

36,6

1989

37,3

1990

38,2

1991

39,2

1992

41,7

1993

42,7

1994

40,6

1995

40,9

1996

41,4

1997

43,4

1998

42,2

1999

41,9

2000

41,3

2001

41,0

2002

40,5

2003

41,0

2004

40,4

2005

40,1

2006

41,7

2007

42,7

2008

42,6

2009

43,0

2010

42,6

2011

42,5

2012

44,0

2013

43,8

2014

44,0

Elaborazione Ufficio studi CGIA su dati Istat e Mef

Dal 1980 ad oggi, segnala l’Ufficio studi della CGIA,  la pressione fiscale in Italia è aumentata di 12,6 punti percentuali: un vero “salasso” che si è abbattuto sui portafogli dei contribuenti onesti.

“Con un carico fiscale di questa portata – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – è difficile fare impresa e soprattutto creare le condizioni per far ripartire l’economia.”

Ma quali sono, secondo il leader degli artigiani mestrini, le cause di questo nuovo record fiscale ?

“Gli effetti legati alla rivalutazione delle rendite finanziarie, all’aumento dell’Iva, che nel 2014 si distribuisce su tutto l’arco dell’anno, all’introduzione della Tasi e, soprattutto, all’inasprimento fiscale che graverà sulle banche, compensano abbondantemente il taglio dell’Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Alla luce di tutto ciò, la pressione fiscale di quest’anno è destinata a salire di 0,2 punti percentuali rispetto al livello raggiunto l’anno scorso”.

Ritornando al carico fiscale che grava sulle imprese, se calcoliamo la percentuale delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale, a guidare la classifica europea è il Lussemburgo, con il 17 per cento. Sul secondo gradino del podio si posiziona il nostro Paese, con il 16 per cento, mentre al terzo troviamo l’Irlanda, con il 12,3 per cento.

 FISCO E IMPRESE NELL’EUROPA DEI 15

Rank

Nazioni

% Tasse                   Tasse

pagate dalle             pagate                  

imprese su                dalle

gettito fiscale             imprese                                    

totale (*)

 

Milioni di euro

1

Lussemburgo

17,0

2.864

2

Italia

16,0

110.474

3

Irlanda

12,3

5.784

4

Belgio

12,1

20.583

5

Spagna

11,7

39.247

6

Germania

11,6

121.014

7

Paesi Bassi

11,4

26.589

8

Regno Unito

11,2

76.589

9

Austria

11,1

14.653

10

Portogallo

10,8

5.794

11

Grecia

10,3

6.745

12

Francia

10,3

94.179

13

Finlandia

9,4

7.960

14

Danimarca

8,2

9.671

15

Svezia

7,8

14.024

 

Unione Europea

11,3

538.684

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Eurostat

 

(*) E’ un indicatore che aiuta a comprendere l’elevato livello di tassazione a cui sono sottoposte le aziende: misura  l’incidenza percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul gettito fiscale totale. Come si può vedere, le imprese italiane sono tra le più tartassate. Le imposte considerate in questa analisi sono: IRAP, IRES, quota dell’IRPEF in capo ai lavoratori autonomi, ritenute sui dividendi e sugli interessi, imposte da capital gain. Non sono state considerate altre forme di prelievo per le quali non è possibile effettuare un confronto omogeneo con gli altri paesi considerati in questa comparazione. Ci riferiamo ai contributi previdenziali, all’IMU, al tributo sulla pubblicità, alle tasse sulle auto pagate dalle imprese, alle accise, ai diritti camerali, etc.

Nota I dati si riferiscono al 2012 (ultimi disponibili) e sono relativi all’”Europa a 15”. La percentuale relativa all’Italia è stata integrata in modo da considerare anche la quota IRAP relativa al costo del lavoro del settore privato, che nelle tabelle originarie di Eurostat viene attribuita in capo ai redditi da lavoro dipendente.

 

Tra i nostri principali competitor segnaliamo che la Germania fa segnare l’11,6 per cento, il Regno Unito l’11,2 per cento, la Francia il 10,3 per cento, mentre la media dell’Ue dei 15 è pari all’11,3 per cento.

“Alle nostre imprese – conclude Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – viene richiesto lo sforzo fiscale più pesante. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione  sia la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese è al top”.

Il risultato ottenuto dal Lussemburgo merita una riflessione. Come è possibile che il Granducato guidi questa speciale graduatoria se è riconosciuto internazionalmente come un “paradiso fiscale” ? Innanzitutto, va ricordato che questo piccolo Paese conta solo 500.000 abitanti: pertanto, il gettito fiscale complessivo è molto contenuto. Grazie ad una forte fiscalità di vantaggio,  sono moltissime le multinazionali che hanno deciso di pagare le imposte in Lussemburgo. Di conseguenza, nonostante paghino pochissimo, l’incidenza su un gettito complessivo relativamente molto contenuto fa apparire le imprese lussemburghesi molto “generose”. In linea generale questo ragionamento vale anche per l’Irlanda. 

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