Ricordando in particolare l'Argentina, Bernabè ha sottolineato che il gruppo «è presente nel paese da tanti anni, fin dal 1990, e ci è rimasto nei momenti buoni e in quelli meno buoni», oltre a sottolineare «l'accordo raggiunto ad ottobre con i nostri partner, i Wertheim, che ci hanno portato al controllo di Telecom Argentina». Gli obiettivi per il futuro in Argentina, «uno dei mercati più sviluppati nelle telecomunicazioni nell'America Latina, sono quelli della crescita innovativa e del trasferimento delle competenze non solo dall'Italia all'Argentina, ma viceversa», ha sottolineato Bernabè, ricordando tra l'altro che «per le nostre campagne pubblicitarie abbiamo di recente preso dei creativi argentini: c'è in altre parole - ha concluso Bernabè - una grande sinergia e reciprocità».
«Brasile e Argentina sono mercati molto grandi che richiedono una forte concentrazione e rilevanti investimenti infrastrutturali», ha proseguito Bernabè, che si è poi soffermato sulle vicende giudiziarie del passato del gruppo, e cioè sulla lunga battaglia davanti ai tribunali di Buenos Aires con i soci Wertheim. «Abbiamo visto che in Argentina esiste una magistratura indipendente e la tutela del diritto degli investimenti esteri da parte dell'autorità giudiziaria», ha sottolineato Bernabè, rilevando che la vicenda dei mesi scorsi, conclusa a ottobre, «ha avuto un grande impatto mediatico ed è stata ad ogni modo combattuta con lealmente, dove ognuno ha fatto il suo mestiere: il governo ha tutelato la difesa della concorrenza, le autorità amministrative hanno svolto il loro ruolo, e l'autorità giudiziario ha garantito il rispetto del diritto». «Tutto ciò ci dà fiducia sul futuro dell'Argentina», ha concluso il presidente di Telecom Italia, che si è inoltre soffermato sull'inflazione, principale problema economico del paese sudamericano. «Da quello che vedo l'inflazione - ha precisato - non è in accelerazione. Nel nostro caso abbiamo fatto una valutazione attenta, e vediamo che in effetti rappresenta un fenomeno al quale dedicare massima attenzione ma non è un fenomeno che metta a rischio le prospettive di Telecom Italia».