Ricercatori. L’Usb denuncia l’Italia alla commissione UE per mancata stabilizzazione

ROMA – Sono circa 10.000, fra  ricercatori e tecnici, addetti di segreteria e bibliotecari;  ma anche personale che organizza e fa andare avanti congressi scientifici mondiali, europei e italiani. Alcuni lavorano nei controlli di stato: sanitari, ambientali, agricoli.

Un terzo ha un contratto a tempo determinato da più di 3 anni; l’età media di servizio è tra i 5 e i 7 anni. Moltissimi hanno idoneità a concorsi pubblici o diritto alla stabilizzazione per la legge 125/2012. Sono i precari della ricerca.

500 di questi precari hanno dato mandato all’USB di inviare alla Commissione Europea la propria storia, unica in Europa, di precariato. Lo hanno fatto per ottenere giustizia, funzioni e dignità.  “Ieri abbiamo presentato alla Commissione Europea la nostra seconda denuncia per infrazione delle norme comunitarie nei confronti dell’Italia in merito a tutte le forme di precariato e per l’assunzione, dopo averla consegnata anche a tutti gli Enti Pubblici di Ricerca italiani interessati”, annuncia Claudio Argentini, dell’ USB Pubblico Impiego. “Dalla nostra prima denuncia,  presentata nel 2013, abbiamo ottenuto il voto per tutti i lavoratori a tempo determinato e il riconoscimento dell’anzianità di servizio. Con questa vogliamo la stabilizzazione”.

Avverte l’esponente USB: “Se il Governo Renzi continuerà a non dare ascolto alle rivendicazioni dei precari, negando loro il riconoscimento di qualsiasi diritto, andremo avanti con centinaia di ricorsi, che sono già in preparazione.  Se il Governo non interverrà ne deriveranno miliardi di danni,  che abbiamo quantificato in 10 circa, per i quali l’USB denuncerà alla Corte dei Conti il Presidente Renzi quale unico responsabile”.

“Non pensiamo che il ricorso legale sia il percorso principale nella lotta contro il precariato – conclude Argentini –  infatti i precari della Ricerca, insieme ai lavoratori stabili, saranno in piazza il prossimo 20 novembre in occasione dello sciopero generale del lavoro pubblico indetto dall’USB, per rivendicare anche il diritto alla stabilizzazione e la difesa della Ricerca Pubblica”.

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