Economia globalizzata più vulnerabile a cambiamento clima

ROMA – La globalizzazione ha reso la produzione economica più suscettibile al cambiamento climatico. È quanto sostiene uno studio condotto dall’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico insieme alla Columbia University, secondo cui la vulnerabilità della rete economica mondiale agli stress di calore subiti dai lavoratori è raddoppiata nell’ultimo decennio. 

“I danni climatici non dipendono solo dal surriscaldamento del pianeta, ma anche dalla resilienza delle nostre società ed economie”, osserva Leonie Wenz, autore capo dello studio pubblicato sulla rivista Science Advances. “L’indagine mostra che dall’inizio del XXI secolo la struttura del nostro sistema economico è cambiata: ora le perdite in un luogo possono più facilmente causare ulteriori perdite altrove”. L’impatto degli eventi estremi sull’economia è più evidente. Il Tifone Haiyan che si è abbattuto sulle Filippine, ad esempio, ha distrutto oltre la metà della produzione globale di olio di cocco, tra i grassi vegetali più usati nel settore alimentare a livello mondiale. Gli esperti hanno però guardato alle conseguenze di eventi meno eclatanti: le ondate di calore, che riducono la produzione perché inficiano il rendimento dei lavoratori. Lo studio ha preso in esame i flussi economici tra 26 settori industriali, dalle miniere e le cave al tessile e all’abbigliamento, fino alle poste e telecomunicazioni, insieme alla domanda finale in 186 Paesi. Obiettivo, riuscire a stimare con più esattezza gli impatti del clima sulla struttura economica globale. Questa, conclude Wenz, “è la base per attuare le misure di adattamento più opportune”.

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