ROMA – Il prossimo anno il commercio internazionale subira’ “un crollo.
Non c’e’ piu’ una sede in cui si discute di commercio internazionale. Il Wto non va, gli accordi internazionali non vanno, non ci sono piu’ strumenti e luoghi dove si fa governance”. Sono parole apocalittiche quelle usate dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda intervenuto a Roma a un convegno dal titolo peraltro penitenziale: “Obbligati a crescere” dove si sintetizza bene la dannazione delle moderne economie. Ebbene questa crescita a tutti i costi non ci sara’. Anzi quest’anno e il prossimo gli scambi mondiali subiranno una brusca frenata. Lo ha confermato anche il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan che allo stesso convegno ha aggiunto: “Il dato piu’ preoccupante e’ l’andamento pauroso del commercio internazionale che cresce meno del Pil, non si intravedono all’orizzonte scenari che possano riportare a tassi piu’ alti”.
Sullo sfondo di queste affermazioni c’e’ la delusione di Calenda per il fallimento dei negoziati del trattato di libero scambio fra Unione Europea e Stati Uniti, due aree geopolitiche che da sole rappresentato quasi 1/3 del volume totale degli scambi commerciali mondiali. “Il Ttip non si chiudera’. Probabilmente ci sara’ una convergenza sugli standard che condividiamo, sulle cose su cui siamo d’accordo” ha annunciato oggi Calenda mentre a New York si sta svolgendo l’ultimo round di un negoziato che di certo non si chiudera’ durante l’amministrazione Obama affossato da reciproche diffidenze, da una forte opposizione popolare (in tutta Europa la gente e’ scesa per strada) e politica e piu’ in generale dalla crescente ostilita’ verso la globalizzazione. L’Europa ha “senz’altro sbagliato nel modo in cui ha affrontato il Ttip ma l’America lo ha sottovalutato” perche’ ha guardato solo al Pacifico: ha continuato il ministro. Il fallimento dei negoziati Ttip e’ figlio anche della pesante crisi del Wto, L’Organizzazione Mondiale del Commercio (i francesi la chiamano Omc) strumento nato per governare la globalizzazione oggi sempre piu’ contestato. La preoccupazione di Calenda e Padoan ha i numeri. La frenata della Cina, la recessione in Brasile e Russia, la claudicante ripresa americana per non parlare della debolezza dell’Europa hanno costretto il Wto a rivedere pesantemente al ribasso le stime dell’economia mondiale per il 2016, scesa da un +2,8 a un +1,7%. Non accadeva da 15 anni che la crescita degli scambi commerciali internazionali fossero piu’ deboli del Pil mondiale, previsto per il 2016 al 2,2%. Anche per il 2017, la Wto ha rivisto al ribasso le previsioni che passano dal 3,6% a un tasso tra l’1,8% e il 3,1%.