Listini deboli; banche sugli scudi per rumors su Basilea 3

TRIESTE – Dopo le ottime performances della scorsa settimana, tutte le principali piazze europee hanno delineato un’ottava all’insegna del nervosismo.

Molti gli eventi macroeconomici degni di nota, primo fra tutti la visita del cancelliere tedesco Angela Merkel ad Atene dopo l’ultimatum dell’Unione Europea sull’attuazione delle riforme e delle misure di consolidamento del debito pubblico; la cronaca ha registrato alcuni disordini di piazza, anche se nessuna novità di rilievo è emersa dai colloqui. Avvio anche dell’European Stability Board (ESM), più noto come “Fondo salva-Stati”, che intasca subito l’assenso delle agenzie di rating sia da parte di Moody’s (outlook negativo) che di Fitch (outlook stabile) pur rimanendo ancora sospesa la questione della possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche.
A metà settimana il Governo italiano si è pronunciato favorevolmente sull’introduzione della Tobin tax, l’imposta che andrà a gravare sulle transazioni finanziarie garantendo un gettito complessivo stimato a livello europeo pari a circa 20 miliardi di euro. Giovedì mercati segnati dalla revisione al ribasso da parte di Standard & Poor’s del debito spagnolo, portato da “BBB+” a “BBB-”, ultimo gradino prima dei famigerati emittenti speculativi “Junk” (= rottame, spazzatura), con conseguente aumento degli spread rispetto al Bund tedesco. Fine settimana nell’attesa dell’annuncio dei dati sui prezzi alla produzione industriale (PPI) in America: il loro incremento dell’1,1% nel mese di settembre non ha comportato alcuna implicazione degna di nota sul mercato; al contrario, avrebbe invece potuto influire una loro forte riduzione, possibile premessa dell’avvio di una potenziale fase deflattiva.

Giovedì di Piazza Affari all’insegna del recupero dei titoli del settore bancario, favoriti tanto dall’andamento dell’asta dei Btp, con rendimenti in calo e buona domanda, quanto da voci (“rumor”) riguardo ad un possibile differimento dell’entrata in vigore delle norme di Basilea III, peraltro prontamente smentito da Europarlamento e Commissione Europea, considerate troppo stringenti per gli istituti di credito soprattutto in una fase di crisi economica, di bilanci bancari in sofferenza e di scarsa offerta di credito. La speranza per un rimbalzo nell’ultima seduta si è infranto sul diffuso pessimismo per l’avvio della stagione delle trimestrali, facendo così rapidamente evaporare anche il benefico effetto dei buoni dati Usa di ieri sul fronte dell’occupazione.
Settimana debole anche per Fiat dopo che Moody’s ha deciso di tagliarne il rating da Ba2 a Ba3, con outlook negativo, a causa del calo della domanda in Italia. In risposta, il numero uno del Lingotto Sergio Marchionne ha precisato che a gennaio l’azienda eserciterà la seconda opzione di acquisto per rilevare il capitale della controllata Chrysler in mano al fondo VEBA, arrivando così a detenere il 65,1% del colosso automobilistico.
Senza sostanziali scossoni lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni, che si attesta attorno ai valori di ieri: la differenza di rendimento tra il titolo italiano e quello tedesco è scesa dai 352 punti base agli attuali 349, allontanandosi significativamente dai 363 di martedì che hanno rappresentato il picco della settimana. Il tasso di rendimento si attesta dunque al 5%.
La prossima ottava ci farà conoscere i dati delle aspettative di crescita economica della Germania, quelli reali della disoccupazione nel Regno Unito ed una serie di variabili della Cina legate a PIL, vendite al dettaglio e valore aggiunto dell’industria: una conferma dello scenario generale potrebbe incoraggiare i primi timidi segni di ripresa di Piazza Affari.

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