I timori per le presidenziali USA rendono nervosa anche l’Europa

TRIESTE – Dopo l’ottovolante di venerdì scorso (apertura in calo, inversione di tendenza alla diffusione del dato sull’occupazione americana, chiusura in rosso) e la concomitante performance negativa di Wall Street, questa mattina Piazza Affari ha nuovamente imboccato la strada del ribasso.

Chi pensava che i dati resi noti lo scorso sabato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alla riduzione del fabbisogno statale (sceso a 58,5 miliardi di euro dai 60,9 miliardi dello stesso periodo del 2011 grazie al buon andamento delle entrate tributarie ed ai minori pagamenti di interessi sul debito pubblico) avrebbero supportato l’apertura di Milano, evidentemente si sbagliava; ad influenzare (negativamente) il sentiment degli investitori il clima d’incertezza attorno alle elezioni USA di domani, caratterizzate dalla mancanza di una netta maggioranza a favore di uno dei due candidati.
Secondo il  sito Opensecrets, l’attuale presidente Barack Obama affida la propria riconferma all’appoggio di “big” tecnologiche come Microsoft e Google (il settore high tech, insieme a quello delle comunicazioni, ha speso oltre 18 miliardi di dollari per contribuire alla campagna elettorale democratica), mentre tra i maggiori sostenitori dello sfidante Mitt Romney figurano invece le grandi banche come Goldman Sachs (994 milioni di dollari), Bank of America (921), Morgan Stanley (827) e Credit Suisse (618) che, assieme ad assicurazioni e società immobiliari, avrebbero elargito complessivamente 52 miliardi ai Repubblicani.
Dopo il debole avvio registrato in apertura, le Borse europee hanno proseguito la loro discesa sulla spinta negativa delle difficoltà che il governo greco di Antonis Samaras sta attraversando per approvare l’ultima manovra di austerity imposta dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Unione Europea), nel tentativo di calmierare un debito pubblico il cui tetto, secondo fonti dell’Eurozona, ha buone probabilità di raggiungere nel 2020 il 137%, ben oltre il target del 120% previsto per l’ottenimento di nuovi aiuti internazionali.
Sul fronte domestico deludenti i dati macro relativi alle stime di crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) fornite dall’Istat, con una riduzione del 2,3% per quest’anno  e di un’ulteriore contrazione dello 0,5% prevista per il 2013, a conferma del perdurare dell’attuale fase recessiva per buona parte del prossimo anno, che consentirà un moderato recupero dell’attività economica non prima del secondo semestre. In aumento anche il tasso di disoccupazione che dall’attuale 10,6% potrebbe portarsi ad un ancor più preoccupante 11,4%, avvenimento al quale dovrebbe associarsi anche un aumento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata.
A Piazza Affari giornata negativa per i bancari, dove perde ancora Unicredit sulle attese di un abbassamento della redditività nel biennio 2012/2013, tale da consigliare agli esperti un peggioramento del giudizio ed indicazioni alla vendita; male anche IntesaSanpaolo e Banca Generali. Secche smentite infine tanto da Piazza Cordusio quanto da Ca’ de Sass riguardo ad un’eventuale aggregazione tra i due maggiori istituti di credito del paese per far fronte a minacciose scalate da parte di competitor stranieri.
I dati diffusi dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti hanno evidenziato come ottobre sia stato un mese orribile per le immatricolazioni, attestandone una caduta del 20,5% nei primi nove mesi dell’anno; conseguente pesante flessione anche per Fiat, che ha visto calare le proprie immatricolazioni del 10,32% e la propria quota di mercato attestarsi al 29,1%.
In aumento lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni, con la differenza di rendimento tra titolo italiano (Btp novembre 2022) e tedesco salita a 359 punti (rispetto ai 349 di venerdì) e rendimento nuovamente sopra al 5%.
Considerazioni
Settimana cruciale quella apertasi oggi sia sul piano politico, con le elezioni presidenziali USA di domani, che economico, con l’odierna riunione del G20 in Messico per chiedere agli Stati Uniti di fermare il “fiscal cliff” (rupe fiscale), un processo di automatismi nei tagli alle spese con contestuale aumento della tassazione che potrebbe impattare negativamente sulla già fragile ripresa europea.
Nel Vecchio continente continua a tenere banco l’irrisolto caso della Grecia: nei prossimi giorni Atene discuterà la legge di bilancio 2013 e dei tagli e delle riforme, compresa quella del lavoro, necessari ad accedere agli aiuti internazionali, anche se l’ultima parola spetterà alla riunione dell’Eurogruppo del prossimo 12 novembre.
In Italia si sta purtroppo consolidando una situazione negativa e stagnante che non si risolverà a breve e potrebbe avere il proprio apice nella seconda metà del 2013, con il concretizzarsi di una ripresa a tassi crescenti e costanti conseguenza del forte e lento indebolimento economico e finanziario del paese.
Anche la più grande economia della zona euro, la Germania, locomotiva d’Europa, si vocifera sia entrata in “lieve recessione” nell’ultimo trimestre dello scorso anno; a questo proposito ed in attesa di conoscere i dati ufficiali sul PIL, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha affermato che saranno necessari più di cinque anni per superare la crisi economica mentre altri affermano che l’agonia sarà ancora più lunga, all’incirca dieci anni.
Di fondamentale importanza tra gli appuntamenti di questo inizio mese la riunione della banche centrali di giovedì, quando la Bank of England e la Banca Centrale Europea annunceranno le loro decisioni sui tassi di interesse, che si attendono riconfermati ai livelli attuali.
Una congiuntura che non differisce molto da quella delle scorse settimane e che, in quanto tale, non lascia immaginare scenari sostanzialmente diversi; se Piazza Affari, storicamente dominata dall’incertezza e dalla generale debolezza dei titoli del comparto finanziario, tra l’altro in progressivo indebolimento al crescere dello spread, rimetterà ancora una volta ai principali market mover della settimana ogni decisione andamentale, confermerà allora la propria vulnerabilità all’altrui carattere.

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