Il “Fiscal Cliff” incombe sulle Borse e deprime Piazza Affari.

TRIESTE –  Dopo essere partita con un rialzo all’indomani della lunga sosta natalizia, oggi, ultimo giorno di contrattazioni dell’anno per l’Italia, la Germania, la Svizzera, la Danimarca, l’Austria, la Svezia, la Finlandia e la Norvegia, Piazza Affari ha affrontato l’ultima seduta del 2012 all’insegna della preoccupazione per l’Euro, scivolato sotto quota 1,32 nei confronti del dollaro, e soprattutto per la questione del deficit americano.

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, l’agenzia di rating Moody’s prevede che il governo Usa troverà un’intesa sul così detto “Fiscal Cliff”, quel “baratro fiscale” caratterizzato da un aumento delle aliquote e da tagli alla spesa pubblica per un valore complessivo di 600 miliardi di dollari in cui cadranno gli Stati Uniti se non saranno trovate soluzioni adeguate per aumentare il tetto sul debito; tra quattro giorni, infatti, scatteranno le misure automatiche per il suo contenimento, misure che potrebbero aprire le porte ad una nuova recessione e ad una revisione del rating americano. Non a caso ieri il Conference Board statunitense ha rilevato che l’indice sulla fiducia dei consumatori è sceso in dicembre al livello più basso degli ultimi quattro mesi, adducendone gran parte della flessione alle preoccupazioni per i problemi fiscali del governo federale.
Sul fronte domestico i dati diffusi dall’Istat indicano che a dicembre l’indice di fiducia delle imprese manifatturiere è salito a 88,9 punti dagli 88,5 di novembre, dato di poco superiore alle attese degli analisti.
La Banca d’Italia ha poi comunicato i buoni risultati delle aste dei BOT e dei CTZ tenutesi ieri, con la totale sottoscrizione del collocamento offerto, pari ad 8,5 miliardi di euro. La domanda di Bot semestrali è stata pari a 13,321 miliardi di euro, con un rapporto di copertura (rapporto tra ammontare richiesto e quantitativo offerto) pari a 1,57 e rendimento sostanzialmente invariato (+0,03%) rispetto alla precedente asta di novembre, nella quale furono però collocati soltanto 7,5 miliardi di titoli. Rendimenti in lievissimo rialzo per i due Btp (quinquennale al 3,26% e decennale al 4,48%) emessi quest’oggi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, anch’essi con tassi di copertura in aumento.

A seguito di quest’ultima emissione lo spread (differenziale tra i Btp con scadenza 2022 e il Bund tedesco di pari durata) si è portato a quota 324 Bp (Basis point, punti base) attestandosi poi in chiusura a 320, risultato ben distante dal minimo relativo di 296 registrato lo scorso 19 dicembre ed ancora più lontano da quei fantomatici 288 Bp obiettivo del dimissionato Governo Monti.
Torniamo in chiusura sul fronte azionario. Dopo un avvio decisamente cauto e con gli indici attorno a valori di parità, con il procedere della mattinata la seduta di Piazza Affari è via via peggiorata, portandosi in negativo sulla scia delle difficoltà dei bancari (UniCredit -1,28%, Intesa SanPaolo -0,84%, Banco Popolare      -1,58%) e degli industriali (Fiat e Finmeccanica -0,9%), tanto che alla chiusura solo Parigi (-1,21%) è risultata essere peggiore di Milano (FTSE Mib -0,52% e FTSE Italia All Share -0,50%).
Di tutt’altro tenore i dati annualizzati, che secondo Repubblica.it vedono il valore del mercato milanese risalire al 22,5% del PIL (Prodotto Interno Lordo) con un rialzo del 9,79% rispetto al 2011, a fronte però di un calo delle società quotate (323 contro le precedenti 328) e del controvalore degli scambi giornalieri (2 miliardi); nel Vecchio Continente hanno fatto meglio di Piazza Affari i listini di Francoforte (+24,15%) e Parigi (+14,03%), mentre hanno fatto peggio Londra (+ 4,46%) e Madrid (-5,08%).

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