Milano in vetta al podio, in attesa delle mosse della Fed

TRIESTE – Dopo una settimana, quella compresa tra gli scorsi 4 ed 8 novembre, caratterizzata da una forte volatilità – che a Piazza Affari ha portato il FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Borsa italiana, ad un ribasso dell’1,06% (pari ad un +16,5% da inizio anno) – crediamo che possa inaugurarsi oggi un’ottava di assestamento, complici la minima quantità (ed importanza) dei dati macroeconomici in rilascio e l’aderenza alle aspettative di quelli sull’economia cinese comunicati nel recente week end.

Quest’oggi sembra che il mercato stia ancora ragionando sulla mossa a sorpresa della BCE (Banca Centrale Europea) che, muovendosi in contropiede, ha tagliato di 25 punti base il “refi” (il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, ora allo 0,25%) ed il tasso di rifinanziamento marginale (attualmente allo 0,75%) nell’Eurozona, aprendo due partite: da un lato tentare di rilanciare l’economia europea, ormai sull’orlo della deflazione, dall’altro entrare nella “guerra delle valute” per alimentare la ripresa con il volano delle esportazioni, fatto girare da un cambio più basso e più favorevole.

Se negli anni Settanta fu il carovita (cioè l’inflazione) ad erodere i risparmi degli Italiani, oggi è il suo opposto, la deflazione, a disgregare il commercio ed a distruggere i posti di lavoro: innescata da un’iniziale ritrosia di imprese e famiglie a fare acquisti ed investimenti in attesa che i prezzi scendano sempre più, questa continua posticipazione delle spese porta rapidamente alla paralisi degli scambi e dell’attività produttiva, inevitabile preludio alla contrazione economica ed al rialzo dei tassi d’interesse che, in tal modo, fanno apparire sempre più grandi e difficili da sostenere i debiti precedentemente contratti.

Agire con un taglio del costo del denaro è un’arma classica per contrastare la recessione, anche se l’efficacia della misura diminuisce progressivamente con l’avvicinarsi dei tassi allo zero; senza contare che questa crisi ha dimostrato che simili decisioni di politica monetaria non hanno il medesimo effetto in tutta la Zona Euro: ad esempio, una riduzione dell’1% dei tassi ha esattamente questo valore per le imprese tedesche, austriache e francesi, ma si riduce allo 0,5% per quelle italiane, allo 0,4% per quelle spagnole e portoghesi, infine soltanto allo 0,1% per quelle greche.

Così, sullo sfondo delle vicende del Vecchio Continente, a dettare il ritmo dei mercati rimangono sempre le aspettative sulle mosse della Federal Reserve; particolare rilevanza assume dunque il discorso che Yanet Yellen, attuale vice-presidente della Fed e successore designato di Ben Bernanke alla guida dell’istituto a far tempo da gennaio, terrà di fronte al Banking Committee del Senato americano giovedì prossimo, che potrebbe lasciar intuire qualcosa riguardo al “tapering”, la riduzione degli acquisti di titoli di Stato che sta sostenendo le quotazioni dei principali asset di investimento.

Nel frattempo l’Istat ha comunicato che a settembre la produzione industriale italiana è aumentata dello 0,2% rispetto ad agosto, anche se in termini tendenziali (cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) l’indice è diminuito del 3,0% (venticinquesimo calo consecutivo), così come è scesa del 3,9% la media dei primi nove mesi dell’anno.

Prima seduta di ottava incerta per i mercati asiatici, che hanno scontato il disastro provocato nelle Filippine dal recente tifone nonostante il rafforzamento del dollaro nei confronti delle principali valute orientali, dovuto al miglioramento del quadro macroeconomico a stelle e strisce, abbia beneficiato i listini. 

 

Tokyo (+1,3%) ha chiuso in rialzo grazie ai guadagni registrati dalle società esposte al mercato americano, le cui aspettative sugli utili hanno positivamente risentito dell’oscillazione del cambio. Chiusura positiva anche per i listini cinesi, alla vigilia del termine del direttivo del Partito comunista, carico di aspettative per le riforme che saranno proposte per dare stabilità e spinta alla crescita dell’economia: l’inflazione ad ottobre è ai massimi degli ultimi 8 mesi ed alimenta i timori di una stretta monetaria, mentre la produzione industriale ha superato le attese degli analisti crescendo del 10,3% annuo, seguita dalle vendite al dettaglio in aumento 13,3%. 

Dopo un avvio delle trattative in leggero ribasso, la seduta delle principali Borse europee è proseguita in maniera nervosa per il timore  che  il dato sul mercato del lavoro Usa di venerdì scorso, superiore alle attese, possa anticipare il cosiddetto “tapering”; fortunatamente le notizie di fusioni ed acquisizioni nel settore farmaceutico ed i buoni dati macro cinesi hanno poi spinto gli acquisti, alimentando l’ottimismo verso una ripresa dell’economia globale.

Dopo che Moody’s ha migliorato il rating del Portogallo, portandolo ad un “Ba3” che lo conferma tra gli emittenti speculativi seppur con prospettive “stabili”, i listini del Vecchio Continente hanno tutti chiuso la seduta con gli indici in progresso: positive Londra (+0,30%) e Francoforte (+0,33%), più decise Madrid (+0,43%) e Parigi (+0,70%)

Piazza Affari (FTSE Mib +0,77%, FTSE Italia All Share +0,76%) su tutte grazie al rimbalzo di Telecom Italia (+1,76%) dopo lo scivolone di venerdì (seguito ai conti e al piano industriale), grazie al successo del collocamento del bond convertendo da 1,3 miliardi ed ai giudizi positivi di alcuni analisti; è proseguito anche il rialzo di Enel (+3,29%) conseguente l’annuncio della cessione della quota detenuta del 20% di Endesa e del rialzo del prezzo obiettivo da parte di Exane. Prevalenza di rialzi sui bancari: positiva Unicredit (+1,20%) prima della diffusione dei risultati trimestrali di domani, crescita di Montepaschi (+1,13%) ed Intesa Sanpaolo (+1,76%).

Sul fronte del debito sovrano lieve calo dello spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che chiude a  237 BP (Basis point, punti base) per un tasso del 4,13%; stabile anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, confermatosi ai 118 Bp di venerdì scorso per un rendimento sopra l’1,25%.

Fabio Angioletti

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