Milano cresce, ma sono Wall Street e Francoforte le regine 2013

TRIESTE – Pur non essendo ancora arrivati a Capodanno, la mancanza di liquidità ha favorito un’ultima settimana di aperture col botto, con Wall Street ad aggiornare i propri massimi storici tanto nella seduta che ha preceduto il Natale quanto in quella di Santo Stefano: il Dow Jones ha fissato così il massimo storico a 16.483 punti, mentre lo S&P500 ha portato a 1.843 punti il nuovo livello record.

L’indicazione generale che se ne ricava è quella di un 2013 decisamente positivo per le Borse, in particolare quella statunitense, beneficiate anche da una FED che ha saputo gestire senza traumi la decisione di ridurre il piano di acquisto di titoli di Stato, il famigerato “tapering”, vera ossessione per gli addetti ai lavori nel corso dell’ultimo anno.

Un sentiment positivo sfruttato anche da Piazza Affari dove il FTSE Mib, il più significativo indice azionario delle società italiane ed estere a maggior capitalizzazione quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana, si appresta a chiudere il 2013 con un rialzo attorno all’odierno 16,56%, frutto di un massimo a 52  settimane di 19.372 punti ed una capitalizzazione di 438 miliardi di euro (+19,9%), corrispondente al 28,1% del PIL (Prodotto Interno Lordo, il valore totale dei beni e servizi prodotti nel nostro Bel Paese).

L’ottava di Borsa che si apre oggi registra pochi appuntamenti di rilievo nella settimana a cavallo del nuovo anno, con Piazza Affari chiusa nelle sedute del 31 dicembre e del 1° gennaio ed aperta invece il 2 e 3 gennaio; da segnalare, nella sessione odierna, l’ultima asta di titoli di Stato dell’anno, Btp a cinque e dieci anni, conclusasi per il Tesoro con tassi in lieve rialzo e domanda in leggero calo per la scadenza più lunga, rendimento medio e domanda in diminuzione per la scadenza più corta.

Sul fronte macroeconomico ultimi aggiornamenti da parte dell’Istat: il clima di fiducia delle imprese manifatturiere a dicembre è aumentato lievemente, nonostante i giudizi sugli ordini e le attese di produzione siano peggiorati, mentre a novembre l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è diminuito dello 0,1% in termini congiunturali (cioè rispetto al mese precedente) e dell’1,8% in termini tendenziali (cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente).

Finale d’anno euforico su tutti i listini asiatici, con l’indice MSCI della regione a chiudere la seduta odierna in progresso dello 0,3%. Nono rialzo consecutivo per la Borsa di Tokyo (+0,69%), nuovamente ai massimi dal novembre del 2007 con un più 57 per cento circa, un balzo che non si registrava dal lontano 1972: ben 3.700 miliardi di dollari negli ultimi dodici mesi l’aumento di capitalizzazione delle maggiori imprese quotate, a conferma della validità della politica economica attuata dal premier Shinzo Abe, la cosiddetta “Abenomics”, che sostiene un programma straordinario di supporto all’economia basato sulla svalutazione dello yen nei confronti del dollaro, atto a favorire il commercio verso l’estero ed a riportare gli investitori sui titoli delle aziende esportatrici.

Le principali Borse europee hanno aperto attorno alla parità l’ultima seduta dell’anno, proseguita poi con Francoforte (+25%) intenzionata a conquistare il podio tra i listini del Vecchio Continente; giornata all’insegna della prudenza a causa dei livelli raggiunti dall’azionario della regione (l’indice Stoxx 600 ha toccato i livelli massimi da maggio 2008), con gli investitori che non hanno inteso prendere rischi prima dell’anno nuovo, ma potrebbero decidere di puntare sugli acquisti in vista della prima seduta del 2014, storicamente buona per l’azionario. Alla campana di chiusura delle trattazioni, variazioni frazionali per i principali listini europei: Francoforte (-0,4%) e Londra (-0,29%) deboli, Parigi (-0,05%) e Madrid (-0,02%) sulla parità.

Piazza Affari (FTSE Mib +0,06%, FTSE Italia All Share +0,06%) si congeda dunque dal 2013 con gli indicatori in leggero rialzo, con Monte dei Paschi di Siena (+1,39%) protagonista assoluto di giornata: entrato in contrattazione in ritardo e con uno stop per eccesso di ribasso in avvio di seduta a causa della decisione dell’assemblea di rinviare l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro (mediante l’emissione di azioni da offrire in opzione ai soci) a dopo maggio 2014, come chiesto dalla Fondazione (azionista di riferimento della banca), il titolo ha saputo reagire concludendo al rialzo; tra i restanti titoli finanziari da segnalare Unicredit, scesa dello 0,37%, ed Intesa Sanpaolo, in calo dello 0,22%.

Tra i titoli a maggior capitalizzazione riflettori puntati sul balzo di Fiat (+1,89%), ancora premiata dalle indiscrezioni sul raggiungimento a breve di un accordo con il sindacato Veba per l’acquisto delle restante quota detenuta da quest’ultimo in Chrysler e valutata 5 miliardi di dollari, una cifra ritenuta troppo elevata dal management del Lingotto; seduta positiva anche per Finmeccanica sulla notizia dell’arrivo di un contratto da 400 milioni di euro per Agusta Westland da parte del Ministero della difesa britannico, mentre Pirelli (+0,24%) ha chiuso in recupero nonostante le voci dell’azzeramento della partecipazione detenuta da Unipol nel capitale del gruppo della Bicocca, pari all’1,85% della compagnia; i timori ora riguardano una possibile ed analoga azione a breve da parte di Mediobanca.

In decisa contrazione lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che ha chiuso la seduta a 216 BP (Basis point, punti base) dai 225 di venerdì scorso, con il rendimento del decennale italiano al 4,08%; in flessione anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, sceso a 104 punti per un rendimento ritornato sotto l’1,25%.

il differenziale della Spagna nei confronti del Bund tedesco archivia invece la sessione a 221 punti base, col rendimento dei Bonos al 4,19%.

Abbiamo già accennato in precedenza all’asta dei Btp: oggi sono stati collocati titoli con scadenza a cinque e dieci anni, per un ammontare complessivo di 5,5 miliardi di euro.

In particolare il gradimento per il decennale si è collocato al massimo della forchetta indicata dal ministero dell’Economia e delle Finanze (2-2,5 miliardi di euro), con un tasso di copertura (rapporto tra titoli richiesti e titoli offerti) pari a 1,34, in calo rispetto alla precedente asta di fine novembre; il rendimento lordo è stato così fissato al 4,11%.

Per quanto riguarda invece il titolo con scadenza a cinque anni, anche in questo caso l’ammontare offerto si è collocato al massimo della forchetta stabilita dal Tesoro, ma con un tasso di copertura pari ad 1,28 in forte diminuzione rispetto all’1,65 dell’asta di fine ottobre; anche il rendimento lordo, fissato al 2,71%, è in riduzione rispetto al 2,89% del precedente collocamento.

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