La Camera “salva” Lunardi. Gli atti tornano a Perugia

ROMA – L’istruttoria compiuta dalla magistratura sul caso dell’ex ministro Pietro Lunardi è incompleta, c’è la «assoluta insufficienza delle indagini sommarie svolte dal tribunale dei ministri», e per questo motivo gli atti «devono essere restituti all’autorità giudiziaria medesima», cioè al tribunale dei ministri di Perugia.

Lo ha spiegato Giuseppe Consolo, relatore di maggioranza in Giunta delle autorizzazioni, illustrando all’aula il caso Lunardi e motivando la decisione in questo senso presa all’unanimità dallo stesso organismo parlamentare. Ricostruendo i fatti, relativi all’acquisto da parte dell’ex ministro delle Infrastrutture della palazzina nel centro storico di Roma da parte di Propaganda fide, Consolo ha premesso che «violazioni di legge vi sono, ma vedremo come devono essere interpretate». L’esponente di Futuro e libertà ha infatti parlato di una «lacuna macroscopica» contenuta negli atti trasmessi alla Giunta dal tribunale. «Si ipotizza a carico di Lunardi un reato di corruzione propria, che è una fattispecie a concorso necessario: non è possibile avere corruzione senza individuare due soggetti, corrotto e corruttore». Un particolare su cui, secondo quanto ha ricostruito Consolo, il tribunale ha sorvolato. Richiamando la prassi «vincolante per la Giunta», il relatore ha spiegato che la Giunta ha chiesto al tribunale di Perugia di «integrare la documentazione». Ma «sorprendenemente il magistrato dà ragione alla Giunta ma risponde in modo negativo». E siccome «è impossibile per la Giunta e per la Camera prendere in considerazione un episodio di corruzione senza analizzare finalità e modalità di condotta di entrambe i concorrenti all’episodio», la Giunta ha proposto all’aula che «gli atti vengano restitutii al collegio».

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