ROMA – Nel piano di rientro delle case fantasma nel catasto dei fabbricati, gli immobili rurali, cioè quelli destinati all’esercizio dell’impresa agricola e all’abitazione dell’agricoltore, rischiano di pagare due volte. Si tratta di decine di migliaia fra case, magazzini, stalle, mulini ecc. sparsi su tutto il territorio che rischiano di pagare al fisco il doppio e al Comune un’Ici indebita, con un pesante contenzioso dovuto a una contestata sentenza della Cassazione dell’agosto 2009.
I nodi di questa vicenda stanno venendo al pettine proprio in concomitanza con i procedimenti di emersione dei fabbricati fantasma, molti di questi rurali i quali, per loro natura, non sono soggetti né all’imposta sui redditi né all’Ici. «Questi fabbricati rischiano di pagare il doppio – spiega Massimo Bagnoli responsabile del settore fiscale della Cia-Confederazione italiana agricoltura – perchè la loro rendita (e le conseguenti imposte) è già compresa nella rendita del terreno agricolo pertinente, iscritto al catasto terreni». Ma il rischio più pesante è con l’Ici «In questa confusione – lamentano dalla Cia – alcuni comuni non riconoscono agli agricoltori l’esenzione dall’Ici costringendoli o a pagare o a difendersi in giudizio». Per risolvere una volta per tutte la vexata quaestio il presidente della Cia Giuseppe Politi ha scritto sia al ministro dell’economia Giulio Tremonti sia ai presidenti delle Commissioni Agricoltura e Finanza di Camera e Senato perchè si inserisca allo schema di disegno di legge riguardante «disposizione in favore dei territori di montagna» un emendamento che rimetta ordine sulla questione.