Roma. Terribile persecuzione dei Rom: uno sgombero al giorno

 

ROMA – EveryOne Group segnala da anni alle istituzioni internazionali le politiche anti-Rom condotte nella Capitale. Il 23 aprile scorso le forze dell’ordine hanno sgomberato alcuni insediamenti di emergenza sulle sponde del Tevere. Le famiglie sono state allontanate senza alcun intervento umanitario né alternativa di accoglienza.

Non è un fatto anomalo, tuttavia, perché a Roma la media di questo tipo di sgomberi è di uno al giorno. Il dissenso verso queste procedure inumane e in contrasto con le leggi dell’Unione europea è quasi sempre di facciata: un dissenso generalizzato, che non riesce o non vuole affrontare direttamente le azioni di repressione, preferendo una stigmatizzazione indeterminata, un indefinito “No agli sgomberi” stampato su opuscoli, locandine e striscioni. Tipico del mondo associazionistico di questo paese, in cui si vedono i mandanti degli sgomberi e i leader della società civile stringersi la mano, darsi del tu e brindare durante gli innumerevoli meeting “a sostegno del popolo Rom”. Quando gli attivisti del Gruppo EveryOne parlano, nelle interviste rilasciate alla stampa o nei rapporti, di “uno sgombero al giorno”, a Roma, vengono additati come se gonfiassero i dati ed esagerassero gli effetti della persecuzione. L’anno scorso è stato lo stesso presidente della Commissione Ambiente di Roma Capitale, Andrea De Priamo, a confermare tali cifre, commentando l’ennesimo sgombero: “L’intervento in questione, da noi fortemente richiesto, rientra in tutte quelle attività di controllo per il ripristino del territorio portate avanti in questi anni e nel progetto, che ad oggi ha portato allo sgombero di circa 1100 insediamenti, di eliminare i campi nomadi abusivi della Capitale. Ora serve un atto legislativo nazionale per permettere a Roma Capitale di allontanare chi realizza campi abusivi all’interno dei quali, peraltro, avvengono spesse svolte attività illecite e pericolose per il territorio”. Il Gruppo EveryOne segnala ancora una volta all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al Parlamento europeo, al Consiglio d’Europa e alla Commissione europea le procedure istituzionali che violano, a Roma, i diritti fondamentali degli uomini, delle donne e dei bambini Rom già colpiti da povertà, esclusione sociale e persecuzione razziale.

 

 

 

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