Sudan. Italians for Darfur, nuova escalation di violenza

ROMA – Decine di bombardamenti, 73mila nuovi sfollati, centinaia di vittime in poco più di venti giorni, la ripresa degli stupri di massa in Darfur, usati come arma di guerra e l’escalation della repressione contro la libertà di stampa in tutto il Sudan.

Questi i principali punti contenuti nell’annuale rapporto sul Sudan di ‘Italians for Darfur’ sulla crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese e le altre aree di conflitto del paese africano. Il rapporto è stato illustrato oggi in Senato dalla presidente dell’associazione, la giornalista e attivista per i diritti umani Antonella Napoli, con la testimonianza di Niemat Ahmadi, sopravvissuta del genocidio ascoltata in audizione dalla commissione Diritti Umani presieduta da Luigi Manconi. Nel corso della conferenza sono intervenuti il senatore del Partito democratico Roberto Cociancich, responsabile Europa Pd, il presidente della Federazione nazionale della stampa Beppe Giulietti, il rappresentante della chiesa evangelica italiana, Leonardo De Chirico ed Elisa Marincola di Articolo 21.

Come riporta una nota, Niemat Ahmadi, che negli Stati Uniti ha fondato un’organizzazione internazionale per i diritti umani, ‘Darfur women action’, da anni impegnata nella campagna di sensibilizzazione sulla crisi umanitaria più lunga del secolo, “ha denunciato le nuove violenze perpetrate dal governo sudanese nei confronti della popolazione, definendole la ‘soluzione finale’ e ha rivolto un appello al governo italiano e all’Europa, che la scorsa settimana ha previsto lo stanziamento di 100 milioni di euro per arginare i nuovi flussi migratori dall’Africa sub – sahariana, affinché chiedano a Khartoum la sospensione dei bombardamenti. “Siamo di fronte alla crisi umanitaria più lunga del secolo – ha evidenziato la Napoli – grazie a Niemat possiamo illustrare in Parlamento in modo diretto e crudo la situazione nel paese africano su cui l’Europa punta per controllare le migrazioni dall’Africa sub – sahariana. E ci chiediamo quali garanzie siano state fornite sul rispetto dei diritti umani nella gestione dei flussi e se siano previste forme di monitoraggio per garantire che non siano commessi abusi. L’esperienza di quanto avvenuto in passato, nelle oasi della Libia, grazie agli accordi del governo Berlusconi con Gheddafi, è ancora vivida nella memoria di tutti noi”, conclude la nota di Italians for Darfur.

 

Condividi sui social

Articoli correlati