Roma. Stupro ambasciata somala. Fermati due somali. I rifugiati sgomberati protestano

ROMA – Erano tre i fermati somali, presunti responsabili dello  stupro della ragazza italiana che la notte tra venerdì e sabato scorsi ha denunciato di essere stata violentata all’interno della vecchia sede dell’ambasciata somala, in via dei Villini a Roma, ma quest’oggi uno di loro è stato rilasciato.  Per gli altri due, invece, è scattato il fermo.

Nel frattempo un centinaio di rifugiati politici somali, sgomberati ieri dall’ex ambasciata  hanno manifestato sotto il Campidoglio per chiedere un posto dove dormire. I profughi hanno passato la scorsa notte in strada, riparandosi dal freddo con delle coperte prima di trasferirsi sulle scale della stazione della Metro a Piazza Barberini. L’amministrazione comunale, considerando l’emergenza, avrebbe individuato le strutture del circuito del Piano freddo. L’accoglienza, in via eccezionale, sarà vincolata alla durata delle avverse condizioni climatiche, stando a quanto affermato dall’assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso. “Il circuito dell’accoglienza capitolino è saturo – ha detto Belviso – Roma mette a disposizione nelle 22 strutture di accoglienza per rifugiati, 1600 posti letto che rappresentano il 50 per cento di quelli messi a disposizione dal Governo nazionale e spende 7,5 milioni di euro del proprio bilancio, mentre sono oltre 1200 i richiedenti asilo in lista d’attesa. Roma – ha aggiunto l’assessore –  non può essere lasciata da sola a fronteggiare un’emergenza di questo tipo. Ci appelliamo al ministro Maroni affinchè venga emanato un decreto legge sui rifugiati, nella fattispecie sul sistema dell’accoglienza, che stabilisca una volta per tutte competenze specifiche e modalità con cui debba essere gestita questa problematica, che vengano stanziati finanziamenti adeguati e che si agevolino le procedure previste nei casi di persone che si fossero macchiate di reati gravi”.

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