Immigrazione. Rischio esodo di massa. In migliaia in fuga

ROMA – Continua l’esodo di immigrati dalle coste africane. La scorsa notte sono giunti a Lampedusa  347 nordafricani a bordo di una imbarcazione lunga una quindicina di metri, mentre nelle isole Pelagie, esattamente a Linosa,  sono sbarcati altri 22 extracomunitari.

La Procura di Agrigento, in base all’applicazione della legge Bossi-Fini ha iscritto nel registro degli indagati i fuggitivi  con l’accusa di immigrazione clandestina. Un provvedimento che farà sicuramente discutere visto l’emergenza che sta interessando gran parte dell’area del Maghreb. A bordo del peschereccio sbarcato a Lampedusa erano presenti anche due giornalisti tedeschi, i quali hanno voluto testimoniare la fuga da quelle terre martoriate dalla fame e dalla miseria. Il numero degli immigrati sbarcati nelle coste italiane sale così a 6mila in appena due settimane. Ora la situazione potrebbe addirittura peggiorare, visto che il ministero dell’Interno ha confermato che migliaia di persone continuano a fuggire dalla Tunisia e dalla Libia, nelle cui coste si sarebbero già accampati almeno 60mila persone pronte a salpare verso lidi più sicuri.

Maroni: l’Italia potrebbe comportarsi esattamente come fece la Germania con la caduta del Muro di Berlino”

Per dare una prima assistenza ai profughi l’Italia potrebbe comportarsi esattamente come fece la Germania con la caduta del Muro di Berlino. La situazione è stata evocata dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione congiunta di Camera e Senato Affari internazionali sulla situazione del Mediterraneo. Il ministro ha ribadito la sua preoccupazione per le 120mila persone in fuga dalla Libia. «Ammassare 120mila persone comporta rischi -ha osservato Maroni-. Noi non li sottovalutiamo». A questo proposito le prefetture, ha ragguagliato il titolare del Viminale, “hanno organizzato un monitoraggio preventivo. Nella peggiore delle ipotesi -ha detto ancora- potremmo ospitare i profughi per una prima assistenza» mettendo in piedi una organizzazione «simile a quella della Germania con la caduta del Muro di Berlino. Ciò che più preoccupa -ha ribadito Maroni- »è la situazione di stallo che non si sa quando finirà. In Libia si calcolano un due milioni e mezzo di clandestini e la Lega Araba dice che un dieci per cento se ne andrà”.

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