20 anni fa l’uccisione del Magistrato Antonino Scopelliti. Ancora senza mandanti

REGGIO CALABRIA – A 20 anni dalla morte del magistrato Antonino Scopelliti ucciso dalle ‘ndrangheta nel 1991, sono stati i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, a ricordarne a Reggio Calabria, in occasione di Legalitàlia, la manifestazione dei giovani antimafia la figura ed il sacrificio.

 

Antonino Scopelliti, il magistrato che sosteneva la pubblica accusa presso la Suprema Corte di Cassazione, nel maxiprocesso contro Cosa Nostra, fu ucciso in Calabria, freddato dai killer mentre in automobile, da solo, tornava nel suo paese natio, Campo Calabro, di ritorno dopo una giornata di mare. Dovevano eliminarlo. Scopelliti era la memoria storica del maxiprocesso contro la mafia e forse è stato per questo che qualcuno ha firmato la sua condanna a morte. Ipotesi, perché la verità processuale dell’omicidio resta ancora un capitolo da scrivere. A distanza di 20 anni quel delitto rimane ancora impunito: dal processo, chiuso penalmente in cassazione nel 2004, non sono emersi né il movente né il mandante. Antonino Scopelliti fu assassinato dalla mafia il 9 agosto 1991 e secondo i pentiti della ‘ndrangheta Giacomo Lauro e Filippo Barreca, sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla ‘ndrangheta di ucciderlo, che avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione nel maxi processo a Cosa nostra. Cosa nostra, a sua volta, in cambio del ”favore” ricevuto, sarebbe intervenuta per fare cessare la ”guerra di mafia” che si protraeva a Reggio Calabria dall’ottobre 1995, quando fu assassinato il boss Paolo De Stefano. Nell’abitazione del padre di Scopelliti, dove il magistrato soggiornava durante le vacanze, fu trovato il fascicolo del processo alla ”Cupola” di Cosa nostra.

 

Dopo una serie di processi, con condanne ed assoluzioni, nel 2001, la Corte d’ Assise d’Appello di Reggio Calabria assolve Bernardo Provenzano, Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffre’ e Benenetto Santapaola dall’accusa di essere stati i mandanti. L’omicidio Scopelliti rimane quindi senza una soluzione giudiziaria.

«Desidero ricordare il sacrificio e rinnovare la memoria di un grande magistrato. La sua vita – prosegue il messaggio di Schifani – è stata, per chiunque l’abbia conosciuto, esempio di civiltà, rettitudine e integrità morale. Il suo esempio ha cambiato la coscienza di tanti, il suo eroismo quotidiano e silenzioso, la sua passione civile sono espressione di quale forza straordinaria possa avere il semplice, ma non facile, compimento del proprio dovere». «Il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso.-così il presidente della Camera Gianfranco Fini in un messaggio per il ventesimo anniversario della morte del giudice Scopelliti-Credo che in questa dichiarazione si riassumano i tratti che meglio definiscono la personalità professionale e umana di Antonino Scopelliti: un magistrato unanimemente apprezzato per il suo rigore professionale, per il suo spessore morale e per il suo impegno al servizio dello Stato. A tutti noi resta il dovere di non dimenticare mai la sua intensa e coraggiosa dedizione nella lotta alla criminalità organizzata, perché non vi è colpa più grave, per una società autenticamente leale ai valori della democrazia, che quello di lasciare che il sacrificio e l’eredità morale di uomini come lui, impegnati con totale passione e dedizione nella difesa della legalità e della giustizia, possano cadere nell’oblio o nell’indifferenza»

 

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