Truffa di 6 milioni di euro al servizio sanitario su bombole di ossigeno. 47 indagati

BARI – Medici specialisti pneumologi, infermieri e tecnici addetti ai reparti, mediante rapporti consolidati nel tempo, segnalavano sistematicamente alle ditte operanti nel campo dei gas medicali i pazienti in dimissione dagli ospedali ricevendone in cambio utilità a danno del Servizio sanitario nazionale.

È quanto hanno scoperto, dopo le denunce presentate da alcuni operatori del settore, i carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Bari che stanno notificando stamane un avviso di conclusione delle indagini, su disposizione della Procura della repubblica del capoluogo pugliese, propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio, in sette province italiane (Bari, Milano, Torino, Roma, Napoli, Lecce, Rieti) a carico di altrettante persone. Peraltro alcuni esami diagnostici, funzionali alla prescrizione successiva di ossigeno terapeutico, spesso venivano compiuti al domicilio dei pazienti da tecnici delle aziende, anche se i relativi accertamenti risultavano effettuati in ospedale. Inoltre dalle indagini dei Nas sono emersi consistenti indizi circa una truffa condotta da una organizzazione che riutilizzerebbe bombole di ossigeno già usate dal paziente e già rimborsate dal Servizio sanitario nazionale al fine di ottenere un secondo rimborso dalle Asl. Ciò sarebbe stato possibile in tutti i casi in cui le bombole non vengono consumate integralmente dal primo paziente, così rimanendo a disposizione della ditta fornitrice che, dopo averle ritirate, le riutilizza, prospettando al Servizio sanitario nazionale la falsa necessità terapeutica di altre bombole. Le accuse nei confronti di 47, tra medici, infermieri, imprenditori e responsabili legali di due ditte operanti a livello nazionale nel settore dei gas medicali, sono di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla corruzione e alle false fatturazioni. In particolare sono indagati 19 medici, 26 imprenditori, due infermieri. Sono tredici gli ospedali interessati. Il danno erariale presunto ammonta a sei milioni di euro.

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