Bambina tolta ai genitori perchè troppo anziani. Il Tribunale smentisce

ULTIMORA – Non c’è l’età dei genitori, ma episodi di abbandono e la mancanza di presupposti per un recupero delle funzioni di genitori, alla base della sentenza con cui il Tribunale per Minori di Torino ha dichiarato ‘adottabile’ una bimba di 18 mesi,togliendola al padre,70 anni, e alla madre di 57. Lo affermano il Procuratore Baldelli e il presidente del tribunale Villa, precisando che nessun tribunale dichiarerebbe adottabile un bimbo perché i genitori sono “troppo anziani”.

TORINO – Per essere genitori il limite non è l’età. «Avere un figlio da anziani richiede, però, caratteristiche di salute e affidabilità psicologiche e fisiche. L’ostacolo, a mio avviso, non è l’anagrafe». Lo sottolinea il direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione dell’European Hospital di Roma, Ermanno Greco, commentando con la sentenza dei giudici di Torino che hanno tolto la figlia ad una coppia di genitori anziani.

Greco non entra nel merito della decisione dei giudici e degli elementi su cui si è basata, ma rimarca che «i genitori avanti con l’età possono svolgere serenamente il loro ruolo. Questo non vuol dire però – secondo il medico, che da anni segue le coppie infertili – che tutto può essere consentito. Dal punto di vista etico, infatti, bisogna considerare i termini di fertilità presunta della donna e anche i termini di sopravvivenza presunta».

La vicenda è scoppiata oggi a seguito della decisione del Tribunale per i Minori di Torino che ha dichiarato “adottabile” una bimba di un anno e mezzo togliendola ai suoi genitori naturali perché sono “troppo”anziani, dal momento che il padre ha 70 anni e la madre 57. La bimba – la cui vicenda è riferita dai quotidiani La Stampa e La Repubblica – è nata il 26 maggio 2010 all’ospedale Sant’Anna di Torino grazie alla fecondazione artificiale fatta all’estero e, per decisione della stessa magistratura minorile, è in affido da quando aveva un mese. Secondo il Tribunale, la bimba è «il frutto di un’applicazione distorta delle enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica». La volontà di concepirla, inoltre, è «una scelta che, se spinta oltre certi limiti si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni che necessariamente implicano l’accantonamento delle leggi di natura e una certa indifferenza rispetto alla prospettiva del bambino».

Nel decidere l’adottabilità della bambina i giudici di Torino si sono avvalsi anche di una consulenza tecnica secondo la quale «il dato della differenza di età per i genitori non assume alcuna rilevanza, essendo secondario rispetto all’appagamento del bisogno narcisistico di avere un bambino». In sostanza – secondo il Tribunale, presieduto da Donata Clerici – i genitori «non si sono mai posti domande in merito al fatto che la figlia si ritroverà orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori». La coppia – Gabriella e Luigi De Ambrosis, lei bibliotecaria, lui impiegato ed ex sindaco di un Mirabello Monferrato – sostiene che vittima della vicenda non sono loro ma proprio la bimba, dal momento che – hanno spiegato – per loro un figlio è espressione dell’amore di una coppia. Per i loro legali, la sentenza del Tribunale si fonda sul pregiudizio secondo il quale l’adozione è una strada alternativa per soddisfare il desiderio di essere genitori. Gabriella e Luigi De Ambrosis si sono sposati nel 1990, quando la donna aveva 36 anni. Non rimanendo incinta, Gabriella si è sottoposta a dieci tentativi di fecondazione assistita in Italia, tutti senza successo.

La coppia ha presentato anche due richieste di adozione (nel 1999 e nel 2003), entrambe respinte. Ha quindi deciso la fecondazione artificiale all’estero ed è nata la bimba. Un mese dopo la nascita, però, la piccola è stata data in affidamento per decisione del Tribunale dei minori che, attraverso le sue strutture, ha sempre seguito la vicenda della coppia. L’affido era stato deciso dopo la segnalazione di alcuni vicini della coppia che avevano visto piangere la bambina, lasciata da sola nell’auto del papà per alcuni minuti, anche se – hanno scritto gli stessi giudici – non in situazione di pericolo. Per quell’episodio è in corso un procedimento penale nei riguardi dei genitori per l’ipotesi di reato di abbandono di minore, la cui udienza preliminare è prevista per il prossimo mese di febbraio.

In Italia non è consentita la fecondazione eterologa, quindi non ci può essere ovodonazione per aspiranti madri in menopausa, «ma anche nei Paesi dove la donazione di gameti è prevista – conclude non si consente di donazione quando l’età della donna è superiore ai 50 anni. Solo alcuni Paesi chiedono un comitato etico specifico per valutare caso per caso». La comunità scientifica, in ogni caso, ha le sue norme di autoregolamentazione. «Quando in Italia la fecondazione eterologa era consentita, prima della legge 40, c’era comunque il codice deontologico, secondo il quale le donazioni non possono essere fatte a donne al di sopra dei 51 anni».

I legali che assistono i genitori della bambina, gli avv. Fabio Deorsola e Giulio Calosso, presenteranno ricorso contro la decisione del Tribunale.
Ed i commenti sono diversi. «Ci sono possibilità inedite con cui confrontarsi. Le scienze e la microbiologia creano “casi nuovi” che spiazzano o ci lasciano perplessi e richiedono comunque anni per essere metabolizzati e regolamentati». Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro commenta così la sentenza. «I nuovi casi con cui misurarsi -spiega il sociologo – sono davvero tanti: si va dai bambini concepiti con il seme di un donatore, l’ovulo di un’altra donna e l’utero di una terza persona ancora, ai donatori di seme che ormai hanno migliaia di figli, fino ai genitori che hanno figli in età matura». «Non credo che un genitore “troppo adulto” sia disamorato -aggiunge De Masi- perchè chi fa questa scelta ci ha pensato a lungo e ha dovuto superare tante complicazioni. Se vi è un eccesso, può essere l’attaccamento, non il disamore».

Secondo Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice «per il bene della bimba, ai genitori “troppo anziani” va affiancata una famiglia affidataria, senza però togliere la bambina a chi l’ha tanto desiderata.Aver desiderato un figlio con questa veemenza, è un caso da aiutare. Capisco che umanamente si desideri avere un figlio proprio ma ci sono tanti bambini da adottare o da prendere in affido. Al di là di tutto ciò, la mamma ha voluto questa bimba, c’è stato un passaggio di vita potentissimo. Durante il periodo della vita prenatale -fa notare- ci sono un milione di relazioni biochimiche che passano tra la madre e il bambino. Così come non può passare in secondo piano -sottolinea la psicoterapeuta- la volontà del padre di avere la bambina. Allora perché mandarla in adozione? E una domanda provocatoria: quanti bambini oggi crescono con i nonni? A me risulta che più della metà dei bambini, preadolescenti ed adolescenti italiani, vengano cresciuti dai nonni».

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