Per non dimenticare Paolo Borsellino e la strage di Via D’Amelio

PALERMO –  “Non siamo qui solo a ricordare i magistrati uccisi ma per fare memoria. Vogliamo difendere i giudici vivi che potrebbero essere i prossimi eroi morti: siamo noi la loro scorta civica”, ha detto  Salvatore Borsellino, fratello del procuratore aggiunto di Palermo Paolo, morto nella strage di via D’Amelio il 19 luglio ’92 a Palermo, presentando con la sorella Rita e il sindaco Leoluca Orlando, le iniziative per il ventesimo anniversario della strage a sala delle lapidi nel Municipio di Palermo. Salvatore Borsellino.

Nella strage morirono anche cinque agenti della polizia di Stato che scortavano il magistrato – Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, e «saranno proprio i loro familiari ad essere al centro delle manifestazioni di questo ventennale», ha detto Borsellino. Il fratello del magistrato assassinato ha detto che anche quest’anno in via D’Amelio le personalità istituzionali in visita ufficiale non sono gradite: «Se qualcuno si presenterà faremo la solita contestazione silenziosa alzando in aria le agende rosse». «In via D’Amelio – ha ricordato Salvatore Borsellino – non è stato messo il divieto di sosta. E quella era la strada dove Paolo si recava almeno due volte a settimana per andare a trovare nostra madre che non stava bene».

Alla ricorrenza è intervenuta anche la sorella Rita. «La memoria di via D’Amelio appartiene a tutti, non ci sono custodi speciali o protagonisti unici, ma ci sono persone che il 19 luglio vogliono partecipare e fare memoria, che è qualcosa di più del semplice ricordo. Il nostro impegno è quello di costringere gli altri, ovvero chi ha il dovere di farlo, a impegnarsi per trovare la verità e fare giustizia, dopo averci propinato in tutti questi anni mezze verità e bugie. Ce lo devono».
Tutti i momenti del programma per il ventennale «sono pensati -ha aggiunto Rita Borsellino- per fare memoria di Paolo e dei suoi ragazzi, in un luogo che non deve essere celebrato e commemorato come luogo di morte ma di vita, di rinascita. Dove ci saranno bambini che giocano e fanno confusione, persone che vanno e vengono, dove sono invitati tutti i palermitani che vogliono fare memoria, partecipando come fanno da vent’anni, insieme a tante altre persone che ogni anno vengono da lontano per raggiungere via D’Amelio». Presente anche Salvatore Borsellino, del movimento Agende Rosse: «Sono andato via da Palermo 40 anni fa e Paolo tante volte mi ha invitato a tornare, io non l’ho fatto e poco prima della strage chiesi io stesso a Paolo di lasciare Palermo, lui mi accusò di essere scappato, mentre lui non lo avrebbe mai fatto, e oggi mi porto ancora questo peso», ha affermato Salvatore Borsellino, che ha affermato di tornare ogni anno in via D’Amelio «per presidiare e difendere un luogo che non deve essere meta di rappresentanti delle istituzioni venuti a portare corone di fiori, ma deve essere ed è un luogo di vita, in cui Paolo è vivo, così come le sue idee. Per questo non vogliamo corone di fiori in via D’Amelio, ma persone che vogliono partecipare con noi e fare memoria».  
Alla presentazione delle iniziative, nella Sala delle Lapidi di Palazzo delle Aquile, Umberto Di Maggio, di Libera, ha sottolineato che «il 19 luglio in via D’Amelio arriveranno in bicicletta alcuni disabili provenienti dalla Vallecamonica che hanno percorso 1.890 chilometri lungo l’Italia per dimostrare che piuttosto che farsi strada è bene fare strada facendo memoria».

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