Crack Parmalat. Tanzi, in tribunale con ambulanza e sondino nasale

BOLOGNA – E’ arrivato al Tribunale di Bologna in ambulanza, senza manette, con tanto di sondino naso-gastrico, l’ex patron della Parmalat Calisto Tanzi. Anche se vistosamente indebolito l’imprenditore non ha rinunciato a presenziare in aula davanti alla corte d’appello di Bologna, sede in cui si celebra il processo di secondo grado per il crac Parmalat.

Tanzi ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea concordata con i suoi legali, forse con l’intento di addolcire la sua situazione giudiziaria.  E difatti non si sono fatti attendere i segnali di pentimento.
Tanzi dichiara: “Porterò per sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti per colpa mia hanno subito danni”. E per meglio spiegare prosegue: “Sono oggi pienamente consapevole degli errori che sono stati commessi  della gravità dei danni che i creditori e, soprattutto, coloro che hanno acquistato obbligazioni riferibili al gruppo hanno subito.

E poi sempre l’ex patron della Parmalat: “Mi pento dello stato di esaltazione che all’epoca non mi ha consentito di percepire che, celando le rali condizioni del gruppo, non sarei uscito dal tunnel di debiti e dalla spirale di reati che, per tale motivo, andavo compiendo. Allo stato non sono in grado di essere lucido – ha specificato Tanzi, che ha rimarcato di aver avuto piena consapevolezza della gravità degli errori commessi e dei danni causati. “Confido che la Corte saprà tenere conto  di questo, anche in considerazione delle mie gravi condizioni di salute”.

In conclusione i legali di Tanzi,  Filippo Sgubbi e Giampiero Biancolella, hanno chiesto l’assoluzione  “perchè il fatto non sussiste” per l’associazione a delinquere, e per i reati per cui giudica «manchi la prova della partecipazione» dell’ex patron Parmalat. Inoltre i due avvocati ritengono che la Corte non possa giudicare per i capi di imputazione che corrispondono all’aggiotaggio milanese (già oggetto di condanna definitiva), e ha richiamato, nelle conclusione dell’arringa, alla richiesta di cinque anni per il crac. “Abbiamo fatto richiamo nelle conclusioni – ha detto Sgubbi – a quella ipotesi di patteggiamento a cinque anni che avevamo già formulato in udienza preliminare, ribadito in sede di primo giudizio e poi nell’atto di impugnazione, con la concessione delle generiche prevalenti”.

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