Incendi. Lo spettro della mafia nei roghi della Calabria

REGGIO CALABRIA – La Calabria brucia! Centinaia di ettari di macchia mediterranea e boschi andati in fumo negli ultimi giorni. Solo oggi, a metà giornata sono già 50 i roghi attivi nella regione, alcuni dei quali preoccupano per la vastità e per la vicinanza alle abitazioni.

Punti critici sono segnalati a Catanzaro, dove il fuoco si e’ sviluppato in un’area di macchia mediterranea situata in pieno centro, ed a Umbriatico, in provincia di Crotone e particolare attenzione e’ rivolta anche a Campana, in provincia di Cosenza. E dai primi dati resi noti dal Comando regionale dei vigili del fuoco della Calabria sono stati già 1.537 gli ettari di superficie boscata andata in fiamme quest’anno nella regione contro i 1.202 dello scorso anno. E la più colpita è come sempre la provincia di Cosenza, che vanta anche il primato negativo nazionale. Ma qualcosa si nasconde in tutti questi roghi ed è lo spettro della Cassa Integrazione per 8000 forestali, quelli che già nel 2004 furono oggetto di interesse per l’ex ministro leghista Calderoli che li considerò dei nullafacenti ma che non raggiunse mai la Calabria per ascoltare le loro istanze. Ma c’è anche dell’altro: la mafia dei boschi. A gridarlo forte è il sindaco di Longobucco, Luigi Stasi, mentre i boschi del suo Comune, in gran parte del Parco nazionale della Sila, bruciavano, ha rotto il muro di omertà con una dichiarazione fragorosa. «Sono tutti incendi dolosi e non sono da attribuire ad allevatori – ha affermato Stasi – né ad altri.

 

Non c’è speculazione edilizia. Sull’altopiano silano c’è un sistema, “la mafia dei boschi”. Se sia legata alla criminalità organizzata non lo so, questo lo devono stabilire gli inquirenti, ma comunque è un sistema consolidato da anni». In fumo 600 ettari di bosco, macchia e pineta. Il sindaco ha sostenuto che il vantaggio provocato dagli incendi «è quello di tagliare più repentinamente, perché una volta incendiata una zona si danno più facilmente le autorizzazioni al taglio degli alberi e, di conseguenza, si può vendere il legname. Ho fatto anche alcune denunce all’autorità giudiziaria sul disboscamento abusivo. Noi abbiamo subito milioni di euro di danni con l’alluvione del 2009 e poi con quella dell’anno successivo che sono state provocate dal disboscamento selvaggio e dagli incendi. Con i soldi a disposizione per fronteggiare quei danni potremmo far lavorare i giovani nella prevenzione e combattere lo spopolamento delle zone interne che è lo strumento per combattere gli incendi» Spente le fiamme il sindaco di Longobucco ha riacceso le polemiche condannando «la decisione della Regione Calabria che ha attivato la messa in cassa integrazione degli operai forestali sino al 15 settembre». Due giorni fa, però, la Giunta regionale ha assicurato che i soldi per i forestali (che non vengono pagati da giugno) ci sono e che il rischio della cassa integrazione è dunque inesistente, ma la macchia continua a bruciare e ciò che si profila è anche la vendita dei terreni arsi dal fuoco che vedono abbattuto il loro valore di mercato. Per una terra come la Calabria, sismica e ad altissimo rischio idrogeologico, la privazione dell’apparato radicale delle piante diventa più devastante di un terremoto. Ma questo argomento sembra non interessare nessuno!

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