Naufragio Costa Concordia, perizia esperti conferma responsabilità Costa Crociere

Legambiente: “Ecco perché abbiamo assegnato la bandiera nera a Costa Crociere. Il naufragio del Giglio deve servire a rafforzare i controlli sulla qualità e la formazione degli equipaggi delle grandi navi”

ROMA – “Sulla Costa Concordia si sono verificati una serie incredibili di errori solo alcuni dei quali sono riconducibili alla condotta del Comandante Schettino. Per il resto riteniamo che stiano emergendo sempre più colpe e responsabilità della società armatrice che ha avuto quanto meno un atteggiamento superficiale nella selezione dell’equipaggio e ha dimostrato una forte sottovalutazione dell’emergenza durante la gestione della fase più critica”. Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente commenta così l’esito della perizia degli esperti nominati dalla procura di Grosseto sul naufragio della Costa Concordia.
Il testo conferma, infatti, le grosse responsabilità della società armatrice nel naufragio della Costa Concordia. Non solo Schettino, quindi, che con la sua condotta scellerata ha sicuramente avuto un ruolo determinante, ma anche Costa Crociere avrebbe contribuito in maniera significativa al disastro che si è consumato di fronte alle coste dell’isola del Giglio. Nelle pagine della perizia si fa riferimento alla scarsa preparazione e professionalità degli ufficiali di bordo, alla superficialità nella formazione dell’equipaggio, alla confusione nell’assegnazione di compiti e mansioni, all’ignoranza e alla mancanza di certificazione adeguata da parte di molti membri dell’equipaggio, all’incredibile gestione delle fasi di emergenza che tradisce la mancanza di un’adeguata selezione del personale a bordo della nave.
“E’ per questo motivo – continua Venneri – che quest’estate abbiamo assegnato a Costa Crociere la bandiera nera dei nuovi pirati del mare. Basti pensare ad esempio che, come si evince dalla perizia, gli ordini da parte del capitano al timoniere indonesiano nella fase di avvicinamento al Giglio, non sono stati immediatamente capiti sebbene pronunciati in inglese su una nave che pure avrebbe richiesto l’italiano come lingua di lavoro. E’ bene approfondire queste responsabilità e fare tesoro di questo disastro perché si proceda a una stretta dei controlli sull’effettiva formazione e qualificazione degli equipaggi a bordo delle grandi navi”.

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