Ilva. Contro ordine. Stop alla produzione, la priorità è la bonifica

TARANTO  – Sull’Ilva di Taranto c’è una gran confusione. Prima bisognava fermare gli impianti inquinanti, poi si poteva bonificare senza nessuno stop alla produzione, e adesso bisogna fermare tutto.

Almeno questo è quanto emerge dalle direttive imposte dal procuratore di Taranto, Franco Sebastio, che impone ai custodi qualunque attività produttiva degli impianti sequestrati.  Insomma in sintesi gli impianti vanno chiusi.  Il procuratore ribadisce,  che  l’utilizzo degli impianti in questione è consentito all’unico fine della bonifica in vista della loro eventuale successiva riutilizzazione a fini produttivi. La procura riconosce che la complessità del ciclo continuo di funzionamento dell’acciaieria impone alcune cautele tecnicamente necessarie per evitare, ove possibile, il deterioramento o la distruzione degli impianti medesimi, ma spiega con determinazione che  il sequestro inibisce l’utilizzo degli impianti e delle aree sequestrate ai fini produttivi, ivi compresi i parchi minerari.  

La direttiva della procura era stata consegnata ai tre custodi  tecnici e anche al presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, anche lui custode giudiziario. Nel documento si ribadiva che il sequestro degli impianti dell’aria a caldo del siderurgico è senza facoltà d’uso, che gli impianti non possono essere utilizzati a fini produttivi, cos come già indicato nel decreto di sequestro confermato dal Tribunale del Riesame, pur dovendo salvaguardare gli stessi impianti.

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