Vatileaks. L’ex maggiordomo denuncia maltrattamenti in cella

Il presidente del tribunale vaticano fa aprire  un fascicolo su eventuali abusi

CITTA’ DEL VATICANO – Durante la seconda udienza del processo vatileaks, l’ex-maggiordomo papale Paolo Gabriele ha denunciato «pressioni psicologiche» e altri maltrattamenti nei primi 15-20 giorni di detenzione. «Non potevo neanche aprire le braccia», ha dichiarato, «la luce è stata tenuta accesa 24 ore al giorno. Non c’era l’interruttore e questo mi ha anche procurato un abbassamento della vista». Gabriele, rispondendo alle domande del suo avvocato, ha anche denunciato la «pressione psicologica» esercitata su di lui «soprattutto la prima notte» di detenzione: «mi è stato negato anche il cuscino». Il presidente del tribunale vaticano Giuseppe Della Torre ha incaricato il promotore di giustizia Nicola Picardi di aprire  un fascicolo, il numero 52/2012, «per accertare se vi siano stati eventuali abusi nella detenzione dell’imputato».

Il portavoce vaticano, P. Federico Lomdardi, su questo punto ha voluto precisare che anche la «cella più piccola» in cui è stato trattenuto Gabriele «rispetta gli standard internazionali richiesti da convenzioni a cui il Vaticano aderisce». Quanto alla luce, «bisogna chiarire in che misura questo avviene in rispetto a standard internazionali» e ad ogni modo, il fascicolo aperto oggi in vaticano «riguarda anche l’eventualità che siano state fatte accuse non giuste nei confronti dell’autorità giudiziaria». Il rinvio a giudizio del giudice picardi, sottolinea, elenca «39 provvedimenti a favore della buona condizione del detenuto in istruttoria, dall’assistenza medica che ha sempre avuto, all’assistenza spirituale, alle visite di parenti e avvocati». Tuttavia, lombardi ha ammesso che dalle parole di Gabriele «venga fuori una situazione apparentemente inumana».

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