Sciolto il consiglio comunale di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose

REGGIO CALABRIA – Si attendeva da giorni ed infine è arrivata la decisione del Consiglio dei Ministri che ha sciolto il Comune di Reggio Calabria, per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nell’attività amministrativa. Una decisione “sofferta” del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri che ora rischia di coinvolgere e stravolgere l’intera compagine amministrativa della Regione.

L’annuncio è arrivato dallo stesso ministro Cancellieri durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi mentre è in corso la riunione. «Non è uno scioglimento per dissesto, ma per contiguità con alcuni ambienti che possono portare a contiguità» con organizzazioni mafiose. «E’ un atto preventivo e non sanzionatorio», ha aggiunto Cancellieri, aggiungendo che sarà nominata una Commissione composta da tre elementi e il cui mandato avrà la durata di 18 mesi. Il ministro dell’Interno ha ricordato che è la prima volta nella storia repubblicana che viene sciolto il Consiglio comunale di una città capoluogo di provincia. «Speriamo che la città possa trovare la serenità e riprendere il suo cammino: vogliamo che Reggio sappia che questo è un atto di rispetto per la città. Il Governo è molto vicino alla città di Reggio Calabria – ha continuato – e farà di tutto per far risorgere questa città dandogli risorse necessarie e importanti compatibilmente con i mezzi che abbiamo a disposizione». La commissione che guiderà la città per i prossimi 18 mesi è composta dal prefetto di Crotone, Vincenzo Panico, dal dirigente dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato, Dante Piazza e dal vice prefetto Giuseppe Castaldo. Lo scioglimento della città dello Stretto trae origine dalla vicenda della Multiservizi, la società partecipata del comune ed al centro di inchieste della Dda perché ritenuta collusa con la cosca Tegano. Ma ci sono anche le vicende personali direttamente collegate all’attività di esponenti di primo piano del consiglio comunale o della giunta eletti appena lo scorso anno. In particolare, la posizione del consigliere Giuseppe Plutino, arrestato lo scorso 21 dicembre con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiose nell’ambito dell’operazione condotta dalla squadra mobile di Reggio, in quanto ritenuto «concorrente esterno della cosca Caridi», le intercettazioni riguardanti l’assessore Pasquale Morisani in relazione ai contatti dell’esponente politico con il boss Santo Crucitti e la presenza al funerale del boss Domenico Serraino del presidente del consiglio comunale Sebi Vecchio nonostante il divieto di funerali pubblici ordinati dall’allora questore Carmelo Casabona.
Ma non si può dimenticare il caso Orsola Fallara, che sebbene fosse legato alla precedente giunta comunale guidata dall’attuale governatore calabrese Giuseppe Scopelliti, ha lasciato una ombra lunga anche sull’amministrazione Arena.

Il rischio vero è che il “modello Reggio” diventi il modello Calabria nel quale la classe media calabrese è scesa a patti prima con la mala amministrazione poi con la malapolitica, la malavita ed infine la ‘ndrangheta. Il “modello Reggio”, quello di Scopelliti e poi ereditato da Arena, ha portato lo spostamento di tutti gli uomini chiave dell’amministrazione reggina a capo dei dipartimenti della regione ed a quasi un miliardo di euro di debiti comunali tra quelli in bilancio, fuori bilancio ed ipotizzati ed ha evidenziato un sistema di clientele, ruberie e grandi assenze: la società civile, gli ordini professionali, il sindacato, la magistratura, un pezzo della politica. Ora a Reggio Calabria scoppierà la vera guerra per il controllo del territorio. Sarà una guerra sotterranea che investirà la gestione del voto e farà traballare tante poltrone. La prima potrebbe essere proprio quella del governatore Scopelliti e della sua Giunta.

 

 

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