La caccia uccide non solo gli animali. A oggi 9 morti e 28 feriti

In tre anni 7.500 cani uccisi e circa 6.000 feriti

ROMA – Dal 1 settembre fino a ieri il bilancio degli incidenti in ambito venatorio conta 28 feriti e 9 morti. Di questi, 7 feriti e un morto non sono cacciatori ma persone rimaste coinvolte per caso.

A fare il bilancio è l’associazione Vittime della Caccia dopo che ieri nel catanzarese, a Soveria Mannelli, un cercatore di funghi è rimasto ucciso per mano di un cacciatore che pare lo abbia scambiato per un cinghiale

«Portiamo le nostre sentite ma indignate condoglianze alla famiglia della vittima – spiega in una nota Daniela Casprini – a cui offriamo il nostro supporto legale, perchè la misura è stata superata da tempo. Ancora una vergogna dal mondo venatorio che può blaterare quello che vuole sulla sicurezza, ma i fatti dimostrano che di sicurezza poco importa ai cacciatori».

«La caccia non ha più giustificazioni e motivo di esistere – conclude Casprini – Aboliamo la caccia e cominciamo ad affrontare i problemi da un altro punto di vista».

E non finisce qui.

In tre anni 7.500 cani uccisi e circa 6.000 feriti: i dati emergono dalle segnalazioni inviate dai cacciatori alle compagnie assicurative nel periodo 2010-2012. Oltre 2.500 gli incidenti con danni a cose, persone o animali
sempre nell’ultimo triennio, con un incremento di almeno il 30% rispetto alle denunce di morte di cani da caccia del triennio precedente. Lo rende noto l’Aidaa, associazione a difesa degli animali e dell’ambiente, spiegando che «la cosa, già grave di per sè, diventa sospetta se si pensa che proprio nel 2010 Federcaccia ha firmato una convenzione per una nuova polizza assicurativa con primarie assicurazioni italiane che per la morte di un cane da caccia prevede un risarcimento fino a 1.800 euro».

Inoltre, nei canili italiani vi sono oltre 10.000 cani da caccia e incroci con cani da caccia «abbandonati proprio dai cacciatori e che ogni anno vi sono almeno 3.000 cani maltrattati e maltenuti oggetto di segnalazione alle associazioni animaliste, in particolare nelle regioni del centro-sud Italia con Toscana-Umbria e Puglia in testa, seguiti però da Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna».

Condividi sui social

Articoli correlati