Emanuela Orlandi, il fratello denuncia l’ombra del ricatto in Vaticano

ROMA – “Il fatto che a quasi 32 anni dalla scomparsa di mia sorella Emanuela ci sia ancora un muro di omertà in Vaticano fa pensare che sia ancora in atto un ricatto nei confronti di chi all’epoca era a conoscenza della vicenda.

Fino a quando non trovo le prove che Emanuela è morta la continuerò a cercare ritenendola in vita”. Pietro Orlandi parla in modo chiaro, nel piazzale interno al tribunale penale di Roma. Accanto a lui c’è l’avvocato della madre, l’ex magistrato Ferdinando Imposimato.”Abbiamo pochi giorni a disposizione per opporci alla  richiesta di archiviazione – ha continuato il legale – Ci sono 44mila fogli da leggere”. Il trolley di colore rosso che il penalista porta via è ingombro di documenti. Pietro aggiunge: “In Vaticano molti tremano all’idea che Emanuela possa essere ancora viva e raccontare quello che è successo. Fa comodo a tutti non parlarne più e chiudere questa storia per sempre”.

Pietro Orlandi ha anche lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org contro l’archiviazione del caso sulla scomparsa di sua sorella e contro l’archiviazione del caso di Mirella Gregori. Si può accedere e firmare la petizione sia dal sito www.change.org sia dal sito www.emanuelaorlandi.it. Su entrambi i siti è on line la lettera-appello scritta da Pietro Orlandi al capo dello Stato “affinché la Giustizia non subisca la sconfitta cedendo il passo a chi vuole che la Verità non emerga”.

Condividi sui social

Articoli correlati