ROMA – Un ingegnere italiano originario di Catania, Mario Belluomo, è stato rapito nell’area di Tartus, città costiera a nord di Damasco, secondo porto della Siria. Il tecnico è dipendente dell’acciaieria Hmisho, che opera nella provincia di Latakia, ed è stato prelevato con la forza assieme a due collghi stranieri, con ogni probabilità russi. Nessuna notizia certa si ha, per il momento, sui sequestratori.
Belluomo, 63 anni, è residente a San Gregorio, un comune nell’immediata periferia di Catania: laureatosi nel 1981, è un esperto di elettrotecnica. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, oggi a Mosca per la XIII Sessione del Consiglio Italo-Russo per la collaborazione economica, industriale e finanziaria, sta seguendo personalmente, attraverso l’Unità di Crisi, il caso del nostro connazionale. «La sua incolumità è la nostra priorità assoluta ed e indispensabile tenere il massimo riserbo», sottolineato il titolare della Farnesina.
«Anche in questo caso, in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre Ambasciate e Consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio», ha precisato il ministro. «Sin dall`acquisizione della notizia l’Unità di Crisi della Farnesina ha effettuato gli opportuni approfondimenti ed attivato tutti i canali per i necessari interventi a favore del cittadino italiano», si è appreso dalla Farnesina. «La stessa Unità di Crisi ha immediatamente informato della situazione i familiari dell’interessato, con i quali mantiene uno stretto contatto», è stato spiegato.
Dal novembre 2011 l’azione del Governo e di tutte le sue strutture ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all’estero. «Ricordo che due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia, grazie all`intenso lavoro e alla stretta collaborazione di tutti gli organi dello Stato», ha riferito Terzi a margine dei sui imegni ufficiali a Mosca. «E non dimentichiamo che vi e ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l’impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero», ha concluso il ministro.