Scampia violenta. Una faida da non trattare come semplice cronanca nera

NAPOLI – Scampia violenta. Potrebbe essere questo il titolo di un documentario – incentrato sulla faida senza fine tra “Girati” e “Scissionisti” per il controllo delle piazze di spaccio nel quartiere partenopeo e nell’area di nord di Napoli – da mandare in onda in prima serata su qualche rete nazionale.

Sarebbe un vero servizio pubblico. Forse non servirebbe a fermare la mattanza in atto. E’ vero. Ma potrebbe far echeggiare questo macabro teatro di guerra in maniera più altisonante. Solo così i governanti di turno e l’Italia intera probabilmente riuscirebbero a prendere piena coscienza di ciò che sta accadendo a Scampia. E nessuno, a quel punto, si sognerebbe di considerarlo più un fenomeno che non vada oltre il semplice racconto di cronaca nera. Dicevano così pure della mafia. Anzi, qualche benpensante ebbe a dire addirittura che “la mafia non esiste”. Per tanto tempo, la politica si approcciò con sufficienza e distacco ai venti di guerra che arrivavano dalla Sicilia. Salvo poi iniziare a confrontarsi con essa quando la stessa politica si accorse di essere in pericolo. E in che modo ancora non è chiaro. Ma questo è un altro aspetto. Di queste cose si occupa la magistratura. I giornalisti, invece, hanno il privilegio di veicolare l’informazione su scala globale. E la parola molto spesso riesce a far più male di un colpo di pistola. Uno dei punti di partenza che chi fa informazione dovrebbe tener presente è quello di cominciare a trattare la faida di Scampia non semplicemente come un fatto di cronaca. Piazzare nelle pagine di nera l’ennesimo agguato mortale avvenuto a pochi chilometri da Scampia in cui ha perso la vita Biagio Scagliola – ritenuto affiliato al clan degli scissionisti – è un’operazione fine a se stessa. “Yes, we can”. L’appello, mai come in questo caso, si tinge di un valore semantico ancora più nobile.

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