Imprenditore ucciso e bruciato. Ergastolo agli esecutori dell’omicidio

CATANIA – Ergastolo per gli esecutori dell’omicidio dell’imprenditore agricolo Carmelo Arcoria. Un delitto brutale per il metodo con cui venne assassinato, con diversi colpi di pistola, di cui uno alla testa, e poi il suo corpo bruciato all’interno della sua auto, una Mercedes riempita di pneumatici e materiale plastico per alimentare le fiamme.

Una fine orrenda visto che del cadavere dell’uomo rimasero solo le ossa, tanto che fu impossibile fare il test del dna per il riconoscimento. Per quel delitto avvenuto il 20 maggio dello 2011 la corte d’assise di Catania ha condannato al carcere a vita Nunzio Lo Cicero e Vincenzino Scafidi, arrestati dalla polizia, inchiodati da un’intercettazione telefonica nella quale Scafidi raccontava i dettagli dell’omicidio.

La corte ha accolto la tesi della procura sostenuta in aula dai pm Pasquale Pacifico e Laura Garufi: Lo Cicero e Scafidi sono stati condannati per omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione, distruzione di cadavere e porto abusivo di arma da fuoco. L’omicidio dell’imprenditore che aveva una situazione finanziaria gravata da molti debiti avvenne, secondo la ricostruzione della polizia, per futili motivi per un credito di 5 mila euro che Arcoria vantava nei confronti dei suoi assassini. Vincenzo Scafidi si è sempre dichiarato innocente e più volte ai pm ha detto che nella conversazione registrata ed intercettata aveva parlato dei dettagli dell’omidicio perchè li aveva appresi da altre persone, ed in particolare dal padre di Arcoria.

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