Sarah Scazzi, il giallo di Avetrana. La complicità delle famiglie Misseri-Cosma

TARANTO – ‘I panni sporchi si lavano in famiglia’, recita un vecchio refrain.

In Italia questa ideologia familiaristica assume connotazioni impensabili per chi conserva ancora un buon senso civile ed umano. È capitato che, dopo aver parlato con uno straniero dei fattacci politici italiani durante un volo che porta a luoghi più politicamente vivibili, ci si senta apostrofare da un ‘patriota’: “I panni sporchi si lavano in famiglia”. Il tutto con il dito alzato in un segno tragicomicamente autoritario.
Chi ieri sera ha seguito il caso dell’omicidio di Sarah Scazzi nella trasmissione ‘Chi l’ha visto’, si sarà certamente reso conto di quanto l’ambiente familiare Misseri-Cosma, sia serrato in un criminale atteggiamento omertoso per proteggere chi nella famiglia ha assunto il ruolo di epicentro ordinativo.
In questo caso sono le donne, della casa dove è stata assassinata la quindicenne Sarah, a manovrare, non solo Michele Misseri, che deve, obtorto collo, assumersi tutte le colpe dell’omicidio, ma anche, se le accuse verranno confermate, il nipote, Cosimo Cosma, e il fratello dell’omicida Carmine Misseri, arresti ieri con l’accusa di aver aiutato il presunto omicida ad occultare il cadavere di Sarah Scazzi.

Prova di questo è il fatto che, in un primo tempo, la linea di difesa dell’ex avvocato del presunto omicida di Avetrana, aveva additato, come la vera assassina di Sarah, Sabrina Misseri. Linea di difesa alla quale il Misseri aveva aderito accusando la figlia. Ma poi ci fu la lettera di ritrattazione, molto probabilmente copiata da una ‘velina’ delle donne di famiglia. Infatti pochi giorni dopo all’avvocato Galoppa veniva revocato l’incarico dallo stesso Misseri. I familiari di Michele Misseri avevano più volte tentato di far cambiare il legale al proprio congiunto: alla fine di novembre la figlia Valentina, di suo pugno, nominò l’avvocato Francesco De Cristoforo, del foro di Roma. In quel caso fu lo stesso Michele Misseri, che aveva accusato la figlia Sabrina dell’omicidio della piccola Sarah, a decidere di tenere Daniele Galoppa come legale di fiducia. Quindi è chiaro che le donne Misseri-Cosma hanno manovrato, e continuano a manovrare, con una lucidità sconcertante l’intera faccenda.

Questo caso si sta sempre più aggrovigliando e seguire tutti i meandri delle indagine risulta difficile e ci si potrebbe sbagliare con fatti più o meno accertati, investigazioni, intercettazioni eccetera. Quello che ci preme ora di approfondire sono le forti ingerenze psicologiche che le donne di quelle due famiglie, Misseri-Cosma, hanno esercitato sugli uomini, ora arrestati.

Francesco Bruno, il criminologo famoso per le sue apparizioni a ‘Porta a porta’, intervistato da ADNKRONOS, ha commentato gli sviluppi della vicenda, dopo l’arresto del nipote e del fratello di Michele Misseri, affermando: “L’omicidio di Sarah Scazzi è un omicidio difficile e complesso. Più che di omicidio in famiglia, si tratta di un omicidio di famiglia, perché è un delitto che ha coinvolto tutta la famiglia in un modo o nell’altro per cause ancora imprecisate. Penso – prosegue Bruno – che la mente criminale, di questa ‘organizzazione perfetta’, sia Sabrina, mentre il padre Michele sia solo l’elemento debole, angosciato e in conflitto con se stesso e quindi, incapace di mantenere una linea di condotta. Ovviamente quest’uomo non dice tutta la verità, racconta solo ciò che gli è impossibile negare. I delitti come questo – conclude Bruno – in cui un’intera famiglia si trasforma in una vera e propria organizzazione criminale, segnalano l’irrecuperabile moralità di questo Paese, su cui è bene riflettere.”

Anche il criminologo e psicanalista Francisco Mele ha risposto alle domande dei giornalisti dichiarando: “Il richiamo del sangue si configura come una legge che sembra volersi sostituire a quella dello Stato. Tutti corrono a difendere un ‘corpus’ familiare, e la famiglia si mantiene unita in funzione di un segreto che non deve essere rivelato, anche minacciando di morte chi lo volesse svelare. È una struttura – continua Mele – simile a quella delle sette esoteriche o sataniche, nelle quali il segreto deve essere custodito a tutti i costi. Da sottolineare come fratello e nipote da anni non si frequentavano con Michele, ma il pericolo ha fatto da richiamo e anche loro vengono in soccorso di Michele”.

A noi la disamina del criminologo Francesco Bruno ci sembra perfetta a livello dei fatti accaduti, anche quando parla della “moralità di questo Paese”. Un po’ meno quella di Mele – dal quale, essendo lui cultore della psiche francamente, ci saremmo aspettati qualcosa di più – il quale parla di “richiamo del sangue” senza metterlo fra virgolette, come se fosse il liquido corporeo la causa della complicità e non magari eventuali patologiche identificazioni, che non mancano mai nelle famiglie. Inoltre non accenna, come fa Bruno, ad una certa cultura imperante nel Paese Italia, dove queste identificazioni vengono non solo ben legittimate, ma anche auspicate. Vedi i pargoli di politici e finanzieri pronti ad assumere le stesse forme di potere paterne. Pensiamo anche, in queste ore tragiche per la Libia, al figlio criminale di Gheddafi.
Tenteremo, in questi giorni, di approfondire anche gli aspetti più profondi di questo crimine familiare, le motivazioni e le intenzionalità inconsce che possono aver spinto a questo assassinio e all’omertà familiare. Tenteremo, nella nostra rubrica ‘Cronache da sottosuolo’, di esplorare i meandri di questi grovigli familiari dove nascono sempre più spesso orribili delitti contro la persona, e dove questi delitti vengono tenuti celati in nome della difesa della ‘famiglia’ che assume troppo spesso la forma di vere e proprie organizzazioni criminali.

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