ROMA. – È morto, a Roma, Erich Priebke. L’ex capitano delle SS aveva compiuto il 29 luglio scorso 100 anni. Priebke era stato condannato all’ergastolo per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
L’ex capitano delle SS è stato trovato priva di vita all’ora di pranzo sul divano dell’abitazione di via Cardinal San Felice, dove trascorreva i domiciliari fin dal 1998. «Da alcuni giorni non stava bene e alcuni medici lo seguivano – ha spiegato Paolo Giachini, l’avvocato storico di Priebke – è comunque stato lucido fino alla fine. L’ultima volta che l’ho sentito è stato ieri sera. È sicuramente morto di vecchiaia».
«Al di là delle polemiche – ha aggiunto ancora l’avvocato Giachini – ha dimostrato un comportamento coerente e posso dire che hanno voluto vedere in lui un simbolo di qualcosa che non era. Era semplicemente un soldato che ha combattuto dall’altra parte». L’avvocato Paolo Giachini ha inoltre spiegato che in questi ultimi vent’anni è sempre andato d’accordo con Erich Priebke perchè «aveva un ottimo carattere». Il difensore dell’ex ufficiale nazista ha inoltre riferito ai giornalisti di aver avvertito i familiari all’estero di Priebke ed è ora in attesa che terminino le procedure burocratiche.
Le reazioni
«Rispettiamo la persona di fronte alla morte, ma non possiamo dimenticare le vittime delle Fosse Ardeatine. Erich Priebke è stato un criminale, al servizio di una dittatura sanguinaria», ha detto Carlo Smuraglia, presidente Nazionale dell’Anpi.
“Di fronte alla morte di Priebke – ha detto invece il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici- non si piange e non si ride perchè in nessuno dei due casi le vittime potrebbero tornare indietro, in vita. Resta l’amarezza per una figura che non si è mai pentita di ciò che ha compiuto e si è sporcata le mani di sangue come tutte le truppe naziste. Ora le sue vittime sono ad attenderlo lassù in cielo, nella speranza che ci sia giustizia divina».
«La morte di Priebke – ha detto l’avvocato Giancarlo Maniga, difensore di numerose famiglie che si costituirono parte civile nel processo per il massacro delle Fosse Ardeatine – è certamente conseguenza della tarda età ma va sottolineato che questo uomo è arrivato fino a 100 anni senza mai mostrare non solo un segno di pentimento ma neanche di ripensamento per quello che ha fatto. In quel dibattimento – ha aggiunto Maniga – Priebke si difese dicendo di aver eseguito degli ordini e di aver agito coerentemente con la sua posizione di militare: possiamo dire che è rimasto sempre fedele a quel personaggio e non si è mai posto un legittimo dubbio».
«Quando Priebke si lamentava di essere vittima della giustizia italiana perchè ormai anziano – ha proseguito ancora l’avvocato Maniga – i miei assistiti replicavano in maniera brutale che le persone trucidate alle Fosse Ardeatine non avevano avuto neanche la fortuna di invecchiare come ha fatto lui. Diciamo che gli aspetti umanitari valgono per qualsiasi persona condannata all’ergastolo ma di fronte alla gravità della tragedia di cui è stato artefice, non c’è dubbio che la lunga detenzione domiciliare subita da Priebke sia stata una inevitabile conseguenza di quanto commesso».