Il Cie di Ponte Galeria, un luogo disumano. Otto immigrati si cuciono la bocca

ROMA – Che il Centro di accoglienza di permanenza a Ponte Galeria sia un luogo disumano era un fatto risaputo. Da troppo tempo i movimenti per i diritti umani denunciano lo stato in cui versano i migranti in questo edificio, tra l’altro, già luogo di accese proteste.

E’ bastato un gesto eclatante da parte di 8 immigrati che in segno di protesta si sono cuciti le bocche per riaccendere i riflettori sulla questione irrisolta dell’immigrazione e soprattutto della Legge Bossi Fini. Nel pomeriggio di ieri 4 immigrati maghrebini tutti tra i 20 e 30 anni avevano pensato di richiamare l’attenzione con un gesto drammatico e a loro se ne sono poi aggiunti altri, sempre per lo stesso motivo, ovvero protestare contro l’infinita permanenza a cui sono obbligati da troppo tempo.

Permanenza, spesso temporanea, per poi fare ritorno nel luogo originario da cui erano fuggiti per scampare anche alla morte. Insomma un dramma nel dramma che questi uomini e donne devono accettare passivamente, quasi per loro la parola diritto fosse bandita. Al momento ci sarebbero un centinaio di persone ospitate al centro di Ponte Galeria, 70 uomini e 30 donne. Un luogo davvero spaventoso con gabbie e recinzioni che la fanno assomigliare a una sorta di Guantanamo italiana e il tutto sorvegliato da telecamere 24 ore su 24.

Gli ospiti, secondo la legge, potrebbero essere trattenuti per non più di 18 mesi prima di essere deportati dai loro paesi d’origine. Invece, succede, che con la lentezza burocratica italiana, i migranti ci restino molto di più, spesso in condizioni ienanrrabili.

Motivo per cui, il Cie di Bologna ha chiuso i battenti proprio lo scorso marzo perchè la sua  condizione di degrado totale è stata ritenuta non conforme alla dignità umana.

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