ROMA – Così la “macchina del fango” degli house-organ berlusconiani comincia a incepparsi.
L’inchiesta aperta dalla procura di Roma nei confronti del presidente della Camera, Giancarlo Fini, per la vendita dell’appartamento di Montecarlo a una società off-shore forse riconducibile a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna del presidente della Camera, è stata archiviata. E il polverone sollevato a suo tempo dal Giornale e da Libero per attaccare il “dissidente” coofondatore del Pdl “Gianfry” e chiederne a gran voce le dimissioni, è svanito nel nulla. “Nella vicenda non è ravvisabile alcun reato” questa la motivazione addotta dal presidente dei gip di Roma, Carlo Figliola. A bocca asciutta restano anche Roberto Buonasorte e Marco di Andrea, esponenti del movimento La Destra che presentarono la denuncia, con il conseguente inizio delle indagini per truffa ai danni di Fini e del senatore Francesco Pontone.
Il provvedimento in due pagine spiega che “non si è verificata quella falsa rappresentazione della realtà necessaria per la integrazione del reato”; ovvero la vendita ad un “prezzo inferiore a quello di mercato” dell’appartamento, ereditato da Alleanza Nazionale, è avvenuta “senza alcuna induzione in errore dei soggetti danneggiati”. Si è dato perciò luogo -si legge nel dispositivo- a “una disposizione patrimoniale decisa dal presidente e amministratore di una associazione non riconosciuta -An-, unitamente al suo segretario amministrativo quale rappresentante della stessa e pertanto autorizzato a disporre del suo patrimonio”.
Il gip ha fra l’altro “pienamente condiviso” la richiesta di archiviazione del Pm, lungi dal poter configurare “nel comportamento degli imputati gli estremi di reato”, poiché, si legge ancora nelle carte, “quanto ai profili asseritamente truffaldini, che caratterizzerebbero l’operazione negoziale, va osservato, quanto agli artifizi, che non vi è alcuna correlazione causale tra il profilo di falsità, che attiene alla reale titolarità dell’acquirente dell’immobile, rispetto alla causa di disposizione dell’atto patrimoniale che avrebbe determinato l’ingiusto profitto, rinvenibile nel minor prezzo”.
Per l’occasione sull’affaire monegasco in gennaio si era prodigato anche il ministro degli esteri, Franco Frattini, portando in risposta a una interrogazione parlamentare presentata in Senato a riguardo, un documento del ministro della giustizia di Saint Lucia. Queste carte, che gli costarono un’indagine per abuso d’ufficio (poi archiviata), avrebbero confermato la proprietà dell’appartamento a due società con sede nel paradiso fiscale riconducibili a Tulliani.
Soddisfatti i legali dell’ex An: “E’ una decisione giusta e assolutamente conforme a diritto, decisione che accogliamo con piena soddisfazione”. Meno lo è Francesco Storace della Destra, un po’ farneticante ha fatto presente: “Dice il mio portiere che la legge è uguale per tutti. Ma credo che stia cambiando città…”.
Libero, in quest’ore, parla già di “Toghe amiche” e Berlusconi a sua volta potrà senz’altro avvalorare il suo più recente slogan:”il patto di Fini con i magistrati”