Pena di morte per i marò: pericolo scampato. La rinuncia di Delhi alla legge antipirateria

ROMA – La crisi diplomatica tra India e Italia, iniziata nel 2012 a causa dell’uccisione di due pescatori indiani per opera di due italiani appartenenti al corpo dei marò, prosegue ancora oggi, a distanza di quasi due anni. 

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due sottoufficiali della marina coinvolti nelle controversie giuridiche, possono considerarsi ormai fuori pericolo per quanto riguarda la minaccia di essere sottoposti alla pena di morte. Ne dà la conferma  il procuratore generale indiano Goolam E. Vahanvati il quale ha assicurato che il Ministero dell’Interno processerà i due marò senza applicare la pena capitale.

Questa decisione ha dato il via ad una rivolta ad opera del pescatori del Kerala i quali, nella capitale Trivandrun, hanno bruciato le foto del ministro degli interni Sushil Kumar Shinde, urlando slogan contro il premier Manmohan Singh e la leader del Partito del Congresso Sonia Gandhi. 

Il governo di New Delhi fa sapere che non sarà più la National Investigation Agency (Nia), l’Fbi indiana, a seguire le indagini e che questa decisione è stata finalmente presa a seguito di un combattuto braccio di ferro che ha visto contrapposti il governo indiano e quello italiano. 

Il ministero degli Esteri, sempre ben predisposto nei confronti di risoluzioni diplomatiche, ha avuto la meglio e l’applicazione dell’articolo della legge indiana antipirateria e antiterrorismo, relativo alla comminazione della pena di morte, è ormai del tutto escludibile. La Sua Act, che prevede la pena di morte per le uccisioni in mare, giudicava colpevoli del reato di pirateria i due militari che paradossalmente stavano svolgendo proprio una missione internazionale antipirateria. 

Lunedì 3 Febbraio i pubblici accusatori sono stati invitati dalla Corte Suprema indiana a prendere una rapida decisione riguardo i capi d’imputazione. Una nuova udienza è stata fissata per lunedì 10. 

In attesa degli esiti del nuovo processo e di scoprire chi condurrà le indagini da questo momento in poi, Diplav Sharma, avvocato di Latorre e Girone, manifesta perplessità rispetto alla decisione di sottoporre i due marò ad un’ulteriore serie di “processi ed errori mentre sono ancora detenuti”. L’avvocato ribadisce e conferisce forza alle richieste del governo italiano di far tornare in patria i due marò, richiesta che appare molto più plausibile da momento che la Nia, che si opponeva fermamente a tale richiesta, è stata definitivamente estromessa dalle indagini.  

 

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