Pompei crolla ancora. La città distrutta dall’indifferenza

ROMA – Pompei collassa di nuovo ma questa volta non a causa di un eruzione ma a causa della disattenzione. Soffoca la città millenaria sotto una coltre di indifferenza così come nel 79 d.C soffocò sotto la cenere del Vesuvio.

Nella notte fra il 2 e il 3 Marzo si è verificato infatti un terzo crollo che ha portato via per sempre una parte delle mura di via Nola. Tre crolli in tre giorni per una struttura che già risultava in condizioni alquanto precarie tanto da spingere i custodi a richiedere un controllo, mai eseguito. I tre crolli sono iniziati con la spalletta del quarto arcone del Tempio di Venere, quindi una porzione abbondante delle mura della tomba di Lucius Publicius Syneros nella cosiddetta necropoli di porta Nocera, ed infine l’episodio a via Nola. I commenti non sono mancati come quello del presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, Giovanni Pugliesi che ha affermato come: “Non c’è più tempo da perdere serve un piano di interventi straordinario, che metta in sicurezza l’intera area di Pompei dal punto di vista geologico e geo-idrico. Se questi terreni non hanno un drenaggio forte delle acque piovane, Pompei è destinata a crollare per intero”. La precarietà di Pompei ha spinto oggi il neo Ministro dei Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini a convocare una riunione d’urgenza del Mibac (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nda) riunione che sembrerebbe aver generato buoni frutti visto che il ministro stesso ha comunicato come verranno sbloccati due milioni di euro da utilizzare per gli interventi di restauro più urgenti. Saranno sufficienti? Probabilmente lo sarebbero laddove iniziasse veramente un azione di ricostruzione e restauro, il problema rimane infatti legato a doppio nodo alla burocrazia visto che le ditte che perdono l’appalto fanno sistematicamente ricorso alla magistratura bloccando così l’assegnazione dei lavori. Un’ennesima storia italiana da coprire, è il caso di dirlo, sotto la cenere.

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