MILANO – Buone le prospettive che si aprono per i due stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, noti nel mondo come Dolce&Gabbana. Secondo il Procuratore Generale Gaetano Santamaria Amato i due stilisti non avrebbero evaso il fisco come invece era stato sentenziato, in primo grado, nel Giugno 2013.
Il Pg ha dunque chiesto ha sorpresa di assolvere i due professionisti. Attualmente però ai due creatori di moda viene contestata una complessa operazione finanziaria del 2004 con la quale Dolce e Gabbana, all’epoca proprietari del 50% dei marchi, li cedettero a una società lussemburghese, la Gado srl. Un’operazione che, secondo l’accusa, sarebbe servita per evadere il fisco italiano. Secondo il magistrato però gli stilisti non avrebbero creato una società fittizia in Lussemburgo, la Gado srl, per evadere il fisco, ma questa società avrebbe avuto «un’effettiva operatività» nel Granducato. Di altra idea, ovviamente, l’agenzia delle entrate che ha chiesto la conferma della condanna di primo grado degli stilisti e di altri quattro imputati accusati di concorso in omessa dichiarazione dei redditi con l’aggravante del danno di rilevante entità. L’avvocato Gabriella Vanadia, parte civile nel processo di secondo grado davanti alla seconda sezione penale della corte d’appello, ha dichiarato che “il dolo dell’evasione c’è stato” da parte degli imputati e che “l’evasione è stata particolarmente rilevante” da parte della società Gado nel 2004 e 2005. La casa di moda “Dolce&Gabbana” fu fondata nel 1985 dopo che il primo incontro tra i due stilisti avvenne per telefono, quando Dolce chiamò l’azienda di moda per cui Gabbana stava lavorando, in cerca di lavoro. Dopo essere stato assunto dalla ditta, Gabbana prese Dolce sotto le proprie ali e gli insegnò il funzionamento del processo di design per un’azienda di moda e come abbozzare nuovi design. Poco dopo l’assunzione di Dolce, Gabbana fu arruolato per il servizio militare obbligatorio di 18 mesi, ma dopo il suo ritorno i due crearono un’azienda di consulenza nell’ambito del design.