Yara. Bossetti in carcere, quadro omicida quasi completo

 

ROMA – L’intricate indagine dell’omicidio di Yara Gambirasio che hanno portato all’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti è quasi completato.

Gli inquirenti, che oggi hanno tenuto una conferenza stampa in procura a Bergamo per fare il punto delle indagini, hanno sottolineato che «la certezza investigativa l’abbiamo». Il capo del Ros, generale Mario Parente, ha voluto sottolineare che «il dna estratto dagli indumenti di Yara è identico a quello dell’indagato». Il profilo genetico è «perfettamente identico» e i margini di errore sono infinitamente bassi. La pm titolare delle indagini, letizia Ruggeri, ha spiegato che l’esame fatto a suo tempo del dna che ha portato alla individuazione di «ignoto 1» che poi si è rivelato essere il Bossetti e «ripetibile». «Sono stati estratti dagli indumenti di Yara diversi campioni e questo esame è stato ripetuto da quattro diversi lavoratori e il risultato è sempre lo stesso».

Bosetti resta in carcere

Massimo Bossetti, rimarrà  in carcere con l’accusa di avere rapito e ucciso Yara Gambirasio,  anche il se il gip di Bergamo Ezia Maccora non ha convalidato il fermo. Il giudice ha deciso che non esisteva il pericolo di fuga in base al quale il fermo è stato eseguito, ma ritiene sussistenti gli indizi di colpevolezza. Bossetti dal canto suo, rompe il silenzio e grida la sua innocenza.

Intanto da ieri è stata posta sotto sequestro la casa di  Bossetti. Gli investigatori hanno effettuato già un’ispezione durata due ore nell’abitazione di Mapello dalla quale se ne sono ormai andati anche la moglie, i figli e la suocera dell’arrestato, e al termine di rilievi effettuati anche all’esterno della casa, lungo la vietta a fondo chiuso della frazione Piana, e nella vecchia rimessa, hanno apposto i sigilli. Nel frattempo continuano le polemiche sulla velocità in cui il mostro è stato messo in prima pagina.  Il Garante per la privacy ha «per l’ennesima volta riscontrato la tendenza di numerose testate giornalistiche a diffondere informazioni e particolari – anche di natura sensibile e addirittura genetica – inerenti soggetti interessati soltanto indirettamente e marginalmente da vicende

giudiziarie che hanno avuto una notevole eco nell’opinione pubblica». È quanto si legge in una nota del Garante per la Privacy in merito al caso di Yara Gambirasio. L’Autorità ritiene quindi «assolutamente necessario» richiamare tutti i mezzi di informazione «al massimo rispetto del principio di essenzialità della notizia pubblicata – uno dei cardini del Codice della privacy e dello stesso Codice deontologico dei giornalisti – che comporta un’attenta, accurata e seria verifica preventiva riguardo alla reale indispensabilità della diffusione di dati personali relativi a soggetti coinvolti solo in via mediata dalle vicende di cronaca».

«Neppure il rilevante interesse pubblico – conclude il Garante – legittima l’accanimento informativo intorno agli aspetti più intimi della persona tale da determinare irreparabili danni nella vita familiare e di relazione».

 

 

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