Caso Orlandi. Alì Agca, è viva e si trova in un convento

ROMA – Emanuela Orlandi “si trova in un convento”, “vive sana e sicura” e “può essere liberata”. Ne è convinto l’ex Lupo grigio Alì Agca che, in una lunga dichiarazione rilasciata all’Adnkronos dopo la richiesta di archiviazione dell’inchiesta presentata ieri dalla procura di Roma, ribadisce la sua versione sul giallo di 32 anni fa e lancia un appello a Papa Francesco.

“E’ l’anno della misericordia, faccia qualcosa per lei”. “Ieri Alì Agca ha parlato con Pietro Orlandi per esprimere la sua solidarietà”, ha detto lo stesso Agca presentandosi fittiziamente sotto le spoglie del suo avvocato Mustafà, come aveva fatto già quando, il 27 dicembre scorso, si era presentato all’Adnkronos prima della sua incursione in Vaticano per deporre i fiori sulla tomba di Papa Wojtyla. A Orlandi Agca dice di aver “suggerito di rivolgersi sia al governo vaticano sia a tutte le madri superiori di tutti i conventi del mondo perché possano aiutare la liberazione di Emanuela Orlandi, che si trova probabilmente in un convento. L’opinione pubblica non merita di essere ingannata con menzogne primitive che nascondono la vera verità”, ha aggiunto riferendosi alle testimonianze che hanno consentito l’apertura dell’inchiesta.

Secondo Agca, il rapimento fu organizzato “soltanto per la liberazione di Alì Agca”, ma, spiega, “per un obiettivo nobile, rispettabile”. “Nell’anno santo 1983 – racconta infatti ‘Mustafà’-Agca – Alì Agca doveva convertirsi ed essere trasferito in un palazzo vaticano e poi Emanuela Orlandi sarebbe stata liberata. Contemporaneamente il bulgaro Antonov sarebbe stato scarcerato e scambiato con due italiani nel 1983 prigionieri in Bulgaria Paolo Farsetti e Gabriella Trevisan. Quindi quando Agca ha respinto la proposta di andare in Vaticano e non ha accettato l’ideologia vaticana tutto il piano è stato revocato”. “Emanuela Orlandi non ha mai subito violenza. Orge, pedofilia, sono tutte menzogne infamanti, anche contro il Vaticano”, aggiunge. Emanuela, ribadisce, “non ha subito violenza, vive in mano sicura, nel vaticano, e spero che il Papa buono, Francesco, possa fare qualcosa per lei. Questo è l’anno della misericordia e la misericordia deve cominciare dal Vaticano”. “Che Dio aiuti Papa Francesco”, dice ancora Mustafà-Agca, che tiene a esprimere “il suo rispetto, apprezzamento” per il pontefice “che sta facendo un ottimo lavoro per il Vaticano e la pace mondiale”. “Speriamo possa aver lunga vita e salute per servire l’umanità intera”, conclude.

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