Regeni, torturato ripetutamente. Egitto smentisce

ROMA – Il giovane Giulio Regeni è stato torturato più volte. Un trattamento disumano che potrebbe portare la firma dei servizi segreti egiziani.

Sono in molti a pensarlo: infatti secondo i gruppi per i diritti umani, i  metodi di interrogatorio dei aervizi comprendono bruciature di sigaretta ad intervalli di diversi giorni: è il segno distintivo dei servizi di sicurezza. Le fonti della procura egiziana riferiscono che Hisham Abdel Hamid è stato ascoltato in procura la scorsa settimana in merito all’autopsia che ha condotto. Il direttore del Dipartimento di medicina legale, aggiungono le fonti, era accompagnato da due collaboratori che assieme a lui avevano eseguito l’esame autoptico sul corpo di Regeni. “Il referto dell’autopsia mostra che c’è un certo numero di ferite provocate nello stesso momento, altre provocate in un secondo momento e altre ancora provocate successivamente”, hanno riferito le fonti della procura egiziana. “Le ferite e le fratture riscontrare, insomma, si sono verificate in tempi diversi durante un periodo di circa 5-7 giorni”. La Reuters scrive di aver provato a contattare il principale portavoce del ministero degli Interni egiziano, senza riuscire ad aver alcun commento alla notizia. Anche Abdel Hamid è stato contattato telefonicamente, ma si è rifiutato di commentare a sua volta.

“Questo – scrive la Reuters nella sua esclusiva – è l’indicazione più forte sul fatto che Regeni sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani. I loro metodi di interrogatorio comprendono bruciature di sigaretta ad intervalli di diversi giorni: secondo i gruppi per i diritti umani, è il segno distintivo dei servizi di sicurezza”. Le fonti della procura egiziana riferiscono che Hisham Abdel Hamid è stato ascoltato in procura la scorsa settimana in merito all’autopsia che ha condotto. Il direttore del Dipartimento di medicina legale, aggiungono le fonti, era accompagnato da due collaboratori che assieme a lui avevano eseguito l’esame autoptico sul corpo di Regeni. “Il referto dell’autopsia mostra che c’è un certo numero di ferite provocate nello stesso momento, altre provocate in un secondo momento e altre ancora provocate successivamente”, hanno riferito le fonti della procura egiziana. “Le ferite e le fratture riscontrare, insomma, si sono verificate in tempi diversi durante un periodo di circa 5-7 giorni”. La Reuters scrive di aver provato a contattare il principale portavoce del ministero degli Interni egiziano, senza riuscire ad aver alcun commento alla notizia. Anche Abdel Hamid è stato contattato telefonicamente, ma si è rifiutato di commentare a sua volta. 

Nel frattempo il vice ministro della Giustizia egiziano, Shaaban al-Shami, ha smentito quanto riportato da vari mass media internazionali secondo cui Hisham Abdel Hamid, responsabile del dipartimento di Medicina Legale del Cairo, avrebbe affermato che Giulio Regeni fu sottoposto a torture per sette giorni consecutivi prima di morire: lo riferisce l’edizione on-line del quotidiano filo-riformista ‘al-Masry al-Youm’. Per Shami “si tratta di notizie senza fondamento diffuse da agenzie di stampa straniere, le quali sostengono di averle apprese tramite la testimonianza che avrebbe reso il medico legale Abdel Hamid nell’ambito delle indagini sul caso”. Eppure, sempre a detta del vice ministro, questi non sarebbe “mai stato interrogato dalla Procura, che non l’ha mai convocato”. Lo stesso Shami ha quindi messo in guardia “dal diffondere queste notizie false, perche’ chi le scrive ne rispondera’ davanti alla legge”. Il giovane ricercatore italiano scomparve nel centro della capitale dell’Egitto la sera del 25 gennaio scorso.   

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