Omicidio Varani. i suoi assassini lo hanno sgozzato per non farlo gridare

ROMA – Luca Varani non è riuscito a gridare, a chiedere aiuto. Perché i due studenti fuori corso accusati di averlo ucciso gli avevano reciso le corde vocali, dopo averlo stordito con un martello e una mistura di farmaci e metadone.

Questa è l’impressione che hanno gli inquirenti della procura di Roma oggi che stanno preparando i documenti in vista dell’interrogatorio di convalida e garanzia previsto per domani di Manuel Foffo e Marco Prato. Secondo quanto rivelato dal primo al pubblico ministero ed ai carabinieri sarebbe stato Prato ad infliggere la coltellata fatale e da lasciare il pugnale conficcato nel corpo, all’altezza del cuore.Il giudice Riccardo Amoroso ascolterà i due indagati nel carcere di Regina Coeli domani.

I dati certi all’attenzione di chi indaga indicano che Varani è stato ucciso nel corso di una festa in cui è stato fatto largo uso di alcol e cocaina. Il teatro della tragedia da venerdì è rimasto pressocchè congelato fino all’arrivo dei militari dell’Arma e del magistrato. Lo stesso pugnale usato per uccidere Varani verrà esaminato dal medico legale. La lama di cui i killer si sono serviti per torturare è invece una di quelle per tagliare il pane, di uso casalingo. Sui fatti avvenuti nell’appartamento di Foffo, al decimo piano di via Igino Giordani, al Collatino, dovranno poi convergere anche i diversi esami testimoniali previsti nelle prossime ore o già effettuati. Rispetto agli spostamenti di Foffo e Prato dopo il delitto, invece, è stato verificato che sono andati a bere e poi hanno dormito accanto al corpo senza vita di Varani. Quindi sono usciti, hanno comprato le medicine con cui uccidersi e Prato è andato in un albergo deciso ad ammazzarsi. “Non so come abbia potuto trasformarmi in un animale del genere”, ha detto Foffo.

 

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