Vatileaks 2. Articolo 21 a difesa dei giornalisti sotto processo, Nuzzi e Fittipaldi

ROMA  – “Apprendiamo con stupore e indignazione la decisione della Questura di Roma che ci ha negato l’autorizzazione, per domani 6 aprile alle 10.00, al presidio fuori dal Tribunale Vaticano per portare la nostra solidarietà ai due giornalisti, Gianluigi Nuzzi, di Mediaset, ed Emiliano Fittipaldi dell’Espresso, imputati con l’accusa di violazione del segreto di stato solo per aver fatto fino infondo il loro dovere di cronisti d’inchiesta”. 

Lo sottolinea Articolo 21, spiegando che “non è stata accolta neanche la richiesta di concordare una collocazione più distante rispetto alla sede vaticana, nonostante avessimo chiarito che saremmo restati in territorio italiano e che la nostra presenza avrebbe avuto, ovviamente, la forma più tranquilla e pacifica”. “Protestiamo con forza contro un provvedimento che arriva da un organo che dovrebbe tutelare il rispetto delle norme italiane – prosegue l’associazione -, a cominciare dal diritto sancito dalla nostra Costituzione di esprimere le proprie opinioni. Non restiamo in silenzio e non riteniamo di rinunciare ad essere con i due giornalisti, che domani accompagneremo all’appuntamento come annunciato, e come facciamo e faremo sempre con tutti i cronisti sotto attacco”. Invitiamo la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, l’UsigRai, e tutte le forze politiche e sociali che credono ancora nel significato dell’Articolo 21 della nostra Carta – afferma ancora – a condividere con noi la protesta presso la Questura e tutti gli organi competenti e ad essere presenti con noi domani alle 10 al fianco di Nuzzi e Fittipaldi, che, ricordiamo, rischiano una condanna fino a otto anni per aversvolto semplicemente il diritto/dovere di dare notizie che hanno quel requisito di “rilevanza sociale e di pubblico interesse” e che, peraltro, giorno dopo giorno si dimostrano talmente fondate da vedere aperto un fascicolo presso la stessa procura vaticana sui fatti ricostruiti. Ci appelliamo a Papa Francesco perché intervenga, con un atto “motu proprio”  per porre fine a questo processo contro la libertà di stampa”. 

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