Acireale, una storia di “malasanità” sta diventando un caso

CATANIA – Sta diventando un caso nazionale la morte nei locali del pronto soccorso dell’ospedale di Acireale in provincia di Catania di un paziente colpito da un infarto e sui cui i sanitari non sarebbero intervenuti se non con ore di ritardo per accertare le reali condizioni dell’uomo.

Le indagini sono già in corso. Un medico iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo e un altro sospeso dal servizio, in seguito all’inchiesta interna dell’ASP che mira a far luce sulla dinamica dei fatti e sulle responsabilità per la morte di Antonino Gulisano, il 47enne deceduto lo scorso 18 maggio nel pronto soccorso dell’ospedale Santa Venera di Acireale, dove era giunto in ambulanza da Riposto, a 16 chilometri di distanza, dopo un malore.

Ad essergli fatale, secondo una prima ricostruzione dei fatti, le tre ore di attesa prima di essere sottoposto ad un elettrocardiogramma nonostante tutti i sintomi – dolore al petto e formicolio al braccio sinistro – lasciassero presupporre si trattasse di un infarto. Prevista per lunedì la nomina da parte dal magistrato Alessandro Fragalà, della Procura di Catania, del perito che dovrà effettuare l’esame autoptico. Il ministero della salute ha inoltre chiesto ai NAS un’informativa urgente sui fatti per decidere le eventuali azioni da intraprendere nei confronti dei medici e della direzione della struttura.

Diversi gli aspetti che le indagini dovranno chiarire su quello che, secondo la famiglia che ha già presentato un esposto al commissariato di polizia e intrapreso l’iter giudiziario affinché si accertino le responsabilità, è un chiaro caso di malasanità. Contrariamente a quanto previsto dalla rete dell’infarto approvata in Sicilia, l’ambulanza non è attrezzata per il trasporto degli infartuati e non ha quindi – come invece dovrebbe – la possibilità di inviare telematicamente l’elettrocardiogramma ai centri di riferimento per effettuare una eventuale angioplastica entro 90 minuti. A infrangere il protocollo regionale anche la scelta del nosocomio acese, sprovvisto di un reparto di emodinamica e quindi impossibilitato ad intervenire laddove si fosse rivelato necessario un intervento di angioplastica. “Mi auguro – scrive il fratello, Sebastiano Gulisano, nella sua pagina facebook – e ci auguriamo, come famiglia, che ciò possa servire a evitare che ci siano altre vittime e ad avere un servizio sanitario capace di rispondere in maniera efficiente ed efficace ai bisogni delle persone che necessitano di cure, in attuazione della Costituzione che definisce la salute un diritto fondamentale”.

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