Ilva. Il gip, nuova indagine su inquinamento, nessuna archiviazione

TARANTO – “Dalle relazioni dei custodi giudiziari dell’azienda parrebbe, quanto meno allo stato delle indagini, che numerose prescrizioni contenute nell’Aia non siano state adempiute nei termini previsti”.

E’ il passo centrale del provvedimento con cui il gip di Taranto, Martino Rosati, non ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Taranto in merito ad un nuovo filone dell’inchiesta sull’inquinamento dello stabilimento siderurgico che vede indagati l’ex commissario Enrico Bondi, uno degli attuali tre commissari, Piero Gnudi, l’ex direttore dello stabilimento, Antonio Lupoli, e l’attuale direttore, Ruggero Cola. La prima, maxi inchiesta sull’inquinamento dell’Ilva e’ sfociata, con l’accusa di disastro ambientale, nel processo che vede 47 imputati in Corte d’Assise a Taranto – nuova udienza il 17 giugno dopo il riavvio dei giorni scorsi – si tratta di 44 persone fisiche e tre societa’. La nuova inchiesta, invece, ha preso le mosse dai numerosi esposti-denunce presentati alla Procura da associazioni ambientaliste e movimenti dopo la formalizzazione della prima indagine.

Nel pieno della procedura per la cessione dell’Ilva a nuovi privati, che in base alle legge numero 13 dello scorso febbraio deve avvenire entro fine giugno prossimo, la magistratura torna al centro dell’attenzione, con un parere diverso tra Procura di Taranto e gip. Con la prima che chiede l’archiviazione della nuova inchiesta sull’inquinamento del siderurgico e il secondo che la respinge, comunica agli indagati lo stato dei fatti e fissa per il 5 luglio l’udienza in camera di consiglio. Cosa divide in questo caso Procura e gip? I pm, analizzati gli esposti-denuncia, diversi dei quali corredati anche da filmati, secondo i quali l’Ilva non ha mai smesso di inquinare, affermano che i vertici dell’Ilva, gia’ con la legge 20 di marzo 2015, sono “protetti” da una norma di salvaguardia. La legge prevede infatti una presunzione di liceita’ delle condotte del commissario straordinario e dei funzionari da lui delegati purche’ le condotte siano finalizzate a dare attuazione all’Aia e alle altre norme a tutela dell’ambiente, della salute e dell’incolumita’ pubblica o amministrativa e siano osservate le disposizioni contenute nel piano. Commissari e dirigenti, quindi, non possono essere perseguiti. Il gip Martino Rosati, che e’ anche presidente della sezione di Taranto dell’Associazione nazionale magistrati, ritiene invece che questa disposizione non possa valere se il piano Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e’ fermo o ha diverse parti inattuate. Il gip richiama, a tal proposito,le relazioni dei custodi giudiziari Ilva, nominati nel 2012 dal gip Patrizia Todisco, il magistrato che dispose il sequestro degli impianti e i primi arresti. I custodi giudiziari sono Barbara Valenzano, da alcuni mesi direttore della Regione Puglia per l’area mobilita’ e ambiente, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento. Vi e’ da dire che sullo stato di attuazione dell’Aia sia l’Ilva, con le relazioni dei commissari straordinari in Parlamento, sia il ministero dell’Ambiente, che ha delegato l’Ispra ai controlli, hanno ripetutamente affermato che l’obiettivo dell’80% delle prescrizioni ambientali alla data di fine luglio 2015 e’ stato attuato in rispondenza della legge, mentre sul completamento del restante 20%, il termine ultimo, inizialmente fissato dalla legge 20 di marzo 2015 ad agosto 2016, e’ stato prorogato dalla legge 13 di febbraio 2016 a giugno 2017.

Questa proroga a’ stata decisa per dar modo ai nuovi gestori che subentreranno alla guida dell’Ilva da dopo giugno prossimo, di poter eventualmente variare, in base al loro piano industriale, gli investimenti di risanamento ambientale essendoci stretta correlazione tra le due parti soprattutto se i nuovi privati dovessero proporre modifiche di ciclo impiantistico e di produzione. L’Ilva, con i commissari, ha inoltre dichiarato – relazione ultima di marzo scorso – di aver speso o impegnato sinora per l’Aia 865 milioni di euro, di cui 847 solo per la parte ambientale e il resto per il piano rifiuti. Sono stati eseguiti diversi interventi nell’area a caldo del siderurgico – che comprende tra l’altro altiforni e acciaierie – mentre resta da affrontare ancora uno dei principali progetti Aia, la copertura dei parchi minerali. Per quest’ultimo, tuttavia, e’ in corso la caratterizzazione ambientale dei terreni, iniziativa che la gestione commissariale ritiene comunque necessaria a prescindere da cosa poi si decidera’ nello specifico sulla copertura dei parchi. Ovvero se effettuarla perche’ l’attuale ciclo integrale dell’Ilva deve essere mantenuto con la trasformazione delle materie prime negli altiforni e nelle acciaierie, oppure rivederla perche’ si vogliono introdurre delle innovazioni tecnologiche, col ricorso al gas in alternativa al carbon coke e al preriridotto di ferro al posto dei minerali, intervento, questo, ridurrebbe di molto la necessita’ di avere lo stoccaggio delle stesse materie prime nei parchi minerali. Infine, per quanto riguarda la qualita’ dell’aria a Taranto, le relazioni dell’Arpa Puglia hanno ripetutamente evidenziato che la situazione e’ progressivamente migliorata da dopo il 2012, con la riduzione di una serie di inquinanti, cio’ per effetto degli interventi dell’Aia ma anche per la sostanziale riduzione di produzione di acciaio che c’e’ stata all’Ilva. E il dato del miglioramento della qualita’ ambientale viene richiamato dai commissari Ilva anche nelle loro relazioni al Parlamento. Il gip Rosati, pero’, e’ diverso avviso e va avanti con il procedimemto giudiziario respingendo la richiesta di archiviazione fatta dalla Procura E’ da ricordare c he gia’ tra fine 2014 e inizio 2015 la multinazionale Arcelor Mittal, che allora con Marcegaglia era interessato all’Ilva – ma i due gruppi sono pienamente in gara anche adesso -, chiese al Governo italiano misure specifiche in grado da tutelare il nuovo acquirente da possibili contraccolpi giudiziari. Questo perche’ i soggetti potenzialmente intereressati all’Ilva non hanno mai fatto mistero nel ritenere le possibili evoluzioni della partita giudiziaria come un grande fattore di incertezza e di preoccupazione. 

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