Immigrati, scontri con la polizia a Bari e Crotone. Diversi feriti

CROTONE – Dopo la protesta degli immigrati al Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo di Bari (Cara) ieri, in serata si è registrato un analogo intervento anche al Cara Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese. Dopo gli scontri il bilancio dei feriti, questa mattina, è salito a 25 e sono dovuti ricorrere alle cure dei medici 16 poliziotti, otto carabinieri e un finanziere, tutti impegnati a contenere la protesta violenta di un gruppo di immigrati che manifestavano contro i ritardi delle pratiche per l’ottenimento dei permessi.

Quattro persone sono state arrestate dalla Questura di Crotone dei quali un immigrato del Niger e tre della Nigeria, tutti per l’accusa di lesioni a pubblico ufficiale, devastazione e saccheggio, resistenza e violenza. Nel corso degli scontri sono stati danneggiati alcuni mezzi delle Forze dell’Ordine, del vicino aeroporto Sant’Anna e anche attrezzature del centro di accoglienza. Immediate le reazioni che mettono a confronto la situazione di Bari con quella di Crotone. «Non dobbiamo pensare che il peso degli immigrati riguardi solo l’Italia. In Germania, per esempio, ci sono 600 mila rifugiati; nel Regno Unito 300 mila; da noi solo 55 mila. Abbiamo il dovere di dare delle risposte – ha commentato il portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, Laura Boldrini.

Qualunque protesta è legittima, a patto che non sia violenta ed gli immigrati di Bari protestano perchè sono insofferenti alle lunghe attese. E altri perchè hanno ricevuto risposta negativa alla loro domanda d’asilo. Due ragioni che non giustificano la rivolta,-sostiene – perchè per concedere l’asilo si devono fare audizioni approfondite e c’è bisogno di tempo, considerato l’alto numero dei richiedenti. Quanto a quelli che protestano perchè hanno ricevuto una risposta negativa, la legge va rispettata. In Italia, a seguito del conflitto libico, sono arrivati circa 24 mila profughi, che vanno suddivisi tra rifugiati, cioè gente che fugge da una guerra e chiede protezione, e migranti economici, cioè persone che hanno perso il lavoro a causa della guerra – ha concluso la Boldrini -Per questi ultimi manca il presupposto previsto dalla Convenzione di Ginevra. Vanno incoraggiati a tornare nei loro Paesi d’origine, con un rimpatrio assistito e incentivato»

 

 

 

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