Omicidio Meredith, oggi il verdetto. Amanda: “Sono innocente”

PERUGIA –  Nell’ultima udienza del processo di appello per l’omicidio Meredith, Amanda Knox, tra le lacrime, rende in aula le sue dichiarazioni spontanee: “E’ stato affermato molte volte che sono una persona diversa da come sembro, che sono una persona diversa dopo tempo, che non si capisce chi sono. Io sono la stessa persona che ero quattro anni fa. La sola cosa che mi distingue da quattro anni fa – ha continuato la ragazza – e’ quello che ho sofferto.

 

 

Prima di quattro anni fa non sapevo cosa fosse la tragedia, era una cosa della televisione, non mi apparteneva, non avevo mai affrontato tanta paura, tanta tragedia, tanta sofferenza, non sapevo come affrontarlo, come interpretarlo”. “Non fuggo dalla verita’ – ha precisato Amanda – e non sono mai fuggita. Insisto per la verita’, insisto, dopo quattro anni disperati, sulla nostra innocenza, perche’ e’ vera e merita di essere difesa e riconosciuta”.
Ha poi parlato di Meredith: “Avevamo buoni rapporti, eravamo disponibili una con l’altra, avevamo un’amicizia, si preoccupava per me, era sempre gentile con me”.  E ha raccontato della “paura quando abbiamo scoperto che Meredith era stata uccisa. Una persona con cui stavo condividendo la vita che aveva la camera da letto vicino alla mia, e’ stata uccisa nella nostra casa, e se io fossi stata la’ quella sera, sarei morta come lei. La sola differenza e’ che non c’ero, ero da Raffaele. Meno male che c’era lui, anche per dopo, perche’ io non avevo nessuno, lui era tutto per me in quel momento in quello spazio”.

“Mi viene chiesto il carcere a vita o addirittura la pena di morte, ma io non ho mai fatto del male a nessuno”. Queste le parole di Raffaelle Sollecito, imputato dell’omicidio di Meredith Kercher, rese oggi alla Corte d’assise d’appello di Perugia.

Il verdetto del processo di appello per l’omicidio Meredith e’ atteso in serata, intorno alle 20. ll presidente della Corte, Hellmann, dopo aver annunciato l’orario della sentenza ha rivolto un invito a pubblico e giornalisti, invitandoli, quando ci sarà la lettura del dispositivo, ad evitare il tifo da stadio: “Non è una partita di pallone. Non c’è spazio per tifoserie contrapposte. Ricordiamoci che è morta una bella ragazza e ci sono in gioco le vite di altri due giovani. Voglio rispetto e silenzio al momento della sentenza”.

 

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe