Processo Sarah Scazzi. L’ennesimo grido di protesta degli ambientalisti: “Ci siamo anche noi”

TARANTO – E’ iniziato il processo in Corte di Assise a Taranto per l’omicidio di Sarah Scazzi, aperto con grande battage mediatico. Ma le telecamere sembrano dare poco peso a cosa c’è fuori dal Tribunale: va in scena la protesta degli ambientalisti tarantini, che approfittano della presenza dei media nazionali per denunciare il vero problema di Taranto, e su cui c’è poco interesse.

“Sulla morte di Sarah – si legge uno striscione – avete speculato, ma del nostro inquinamento non avete mai parlato”.

Daniela Spera, da anni impegnata caparbiamente nel settore ambientale della propria città, raccoglie le loro proteste: “ I giovani si riferivano soprattutto all’inquinamento provocato dalle industrie pesanti. A Taranto la presenza di insediamenti industriali quali il siderurgico, la raffineria, un cementificio, inceneritori, discariche miete vittime silenziose delle quali nessuno parla. Le vittime dell’inquinamento a Taranto sono ormai entrate a far parte della cultura tarantina, abituata a piangere senza reagire. Proprio ieri, ad esempio, e nella mia attività professionale mi trovo spesso di fronte a casi simili, una ragazzina mi ha chiesto un rimedio per la pelle martoriata della propria madre di 45 anni a causa delle conseguenze del ciclo di chemioterapia al quale è sottoposta. Oggi i ragazzi parlano di ‘chemioterapia’, ‘leucemie’, ‘linfomi’ come se fossero le cose piu’ naturali di questo mondo. Forse a Taranto lo è. Ma fino a quando sarà tutto consumato nelle case abbandonate da coloro ai quali i cittadini hanno dato fiducia, e mi riferisco agli Amministratori di Taranto e al governatore della Regione Puglia, ormai impegnato ad utilizzare la questione tarantina come trampolino di lancio per la propria carriera politica, omettendo i reali problemi connessi all’inquinamento di Taranto, l’unica cosa che resta da fare è sollevare l’intera città, con ogni mezzo.
Al tribunale di Taranto questi giovani hanno lanciato l’ennesimo grido..”

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