Anonymous attacca il sito di Trenitalia

ROMA – Il gruppo di hacker riuniti sotto il nome collettivo di Anonymous è tornato all’attacco.

E questa volta a farne lòe spese è il sito di Trenitalia. “Abbiamo deciso di dedicarvi oggi la nostra totale attenzione – si legge sul blog italiano del gruppo -.  Le motivazioni per questa nostra visita sono molteplici: la cancellazione dei treni ICN, che permettevano ad intere famiglie di spostarsi lungo la penisola italiana, aumenta il gap tra nord e sud e non permette più di viaggiare economicamente. Avete abolito i treni dell’operaio, dello studente, dell’impiegato, del pendolare. Il vostro malsano impegno sull’alta velocità ha volutamente trascurato le linee ‘basè usate dai pendolari di tutta Italia, al fine di rendere la possibilità di spostarsi in treno un lusso». Il sito di Trenitalia, comunque, è ora perfettamente fruibile. Dall’azienda fanno sapere che «l’attacco informatico ha provocato qualche problema ma l’impatto è stato contenuto. Abbiamo lavorato affinchè ci fossero meno disagi possibili».

Nel rivendicare l’attacco, il blog di Anonymous fa riferimento al mancato reintegro di «Bruno Bellomonte, licenziato in seguito alla condanna ottenuta sulla base di accuse infondate. Bruno ha subito una pena di 29 mesi di carcere preventivo, ed è stato rilasciato con piena assoluzione perchè il fatto non sussiste». E non poteva certo mancare la critica alla linea Tav: «Anzichè usare i già esigui fondi a vostra disposizione per potenziare le tratte già esistenti, rinnovando magari il materiale rotabile ed i treni stessi ci si intestardisce sulla realizzazione di opere dispendiose, inutili e nocive alla salute pubblica come la Tav». «Anche questo attacco -prosegue il post sul blog- non è da intendersi come azione a fini terroristici (usiamo i treni anche noi) e non mira a colpire le infrastrutture sensibili del nostro paese, per cui invitiamo il centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) a dirigere l’attenzione altrove, verso minacce reali e conclamate, non verso i vostri cittadini».

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