Il popolo dell’acqua pubblica torna in piazza contro le liberalizzazioni

ROMA – Si pensava che con i referendum del 12 e 13 giugno scorso si fosse posta la parola definitivamente l’ultima parola contro la privatizzazione dei gestori idrici, a vantaggio del principio universale per cui l’acqua deve rimanere pubblica. A quanto pare, invece, non è così, visto che le ultime indiscrezioni sulla spinta liberalizzatrice del Governo Monti hanno spinto miglia di persone a scendere in piazza, quest’oggi, al grido “il voto del referendum va rispettato”.

Un corteo civile ma determinato, con i manifestanti che sono partiti nel pomeriggio da Piazza della Repubblica, attraversando via Cavour, via Merulana, fino a giungere a piazza Bocca della Verità, dove ad attenderli c’era un palco, dove si sono esibiti artisti e succeduti gli interventi dei rappresentanti dei vari movimenti. La piazza è stata scelta dagli organizzatori perché fu teatro della festa esplosa spontaneamente quando i comitati seppero l’esito del sì ai referendum. Dietro lo striscione con la scritta ‘Ripubblicizzare l’acqua, difendere i beni comuni’ hanno sfilato in testa alcuni sindaci e i rappresentanti dei Comuni di Napoli, Palma Campania, Nola, Villa Castelli e altri. Al corteo C’erano migliaia di palloncini azzurri come le gocce d’acqua ed esibizioni goliardiche, con manifestanti travestiti da Robin Hood, per “togliere ai ricchi e dare ai poveri”.

Tutte contestazioni che avevano anche chiari riferimenti alla protesta contro le nuove misure anticrisi del governo. Tra gli slogan urlati: “Acqua bene comune, dateci un taglio” oppure “Si scrive acqua, si legge democrazia”. I manifestanti hanno anche sfilato sotto un lungo striscione fatto con stoffa azzurra per rappresentare “il lungo fiume di acqua che va pubblicizzata” che appariva con una grande onda. Oltre l’azzurro, l’altro colore dominante del corteo era il rosso delle bandiere dei partiti di sinistra, le più numerose quelle con la falce ed il martello. Secondo il Forum italiano per i movimenti per l’acqua, “ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari e degli enti locali, ad eccezione del Comune di Napoli, e proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso le Spa, mentre nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa”.

Il Forum ha inoltre lanciato oggi la Campagna ‘Obbedienza civile’ che “esige da subito l’eliminazione dalle tariffe della parte relativa ai profitti garantiti. Se ciò non avverrà procederemo all’autoriduzione collettiva”. “Ancora una volta il popolo dell’acqua ha rotto gli argini. Più di 26 milioni di persone hanno detto no al mercato. Dopo il voto del 13 giugno – ha spiegato Simona Savini del Comitato Acqua pubblica Roma – Siamo stati travolti dalla crisi economica e subito si è cercato di cancellare il referendum. Le 100mila persone che sono qui oggi firmano una lettera di risposta scrivendo che sull’acqua e sui referendum non si fa retromarcia. Il governo Monti trovi un’altra strada per fare cassa”. Al corteo, tra gli altri, hanno aderito Cobas, Sel e l’associazione animalista Wwf. “L’esito del referendum ha fatto esprimere gli italiani sull’acqua pubblica ma oggi, di fatto, è tutto sospeso – ha detto Gianluca Peciola, consigliere Sel della Provincia di Roma – Non viene ancora rispettata la volontà del paese, come testimoniano le prime posizioni prese dal governo Monti. La volontà popolare deve essere rispettata”. Anche il segretario Cobas Lazio, Piero Bernocchi, ha ribadito “la volontà di questo governo di cancellare il referendum. L’idea che la politica si sia fatta da parte con questo governo tecnico è falso”.

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